La crisi (per fortuna) non ferma le riaperture dei negozi
Ci sono anche serrande che si rialzano. I clienti più affezionati hanno dovuto resistere nove mesi senza Jack Emerson, e viceversa. Adesso, però, la nostalgia per il tartan e le cravatte regimental è finita. Da ieri il negozio che ha portato lo stile inglese a Torino ha riaperto al pubblico, in via San Tommaso 20/b. I lavori sono ancora in corso, la ristrutturazione terminerà a febbraio, ma chi per Natale vorrà regalarsi o regalare camicie Oxford, pullover di shetland e principe di Galles potrà farlo a pochi metri dal vecchio negozio di via Cesare Battisti, che negli anni ha visto passare tra gli altri Pier Paolo Pasolini, Umberto Agnelli, Rossella Falk, Gabriella di Savoia, l’avvocato, ma anche comunissimi torinesi alla ricerca di abiti che durassero nel tempo e che non passassero di moda. «Nelle scorse settimane abbiamo ricevuto molte chiamate dai nostri clienti storici che ci chiedevano un appuntamento per fare gli abiti su misura. Ci siamo accorti che in un giorno solo dovevamo ricevere più di dieci persone, abbiamo pensato che a quel punto valesse la pena di anticipare i tempi e riaprire a tutti», dicono dalla nuova sede quasi all’angolo con via Santa Teresa. E così, tra maglioni e giacche ancora da prezzare, espositori da rifornire e il caos creativo e allegro della ripartenza, ieri a partire dalle dieci i clienti a cui è giunta la voce (da queste parti, con l’understatement sabaudo misto a quello british, vige la riservatezza, altro che annunci sui social network) si sono affacciati alle nuove vetrine per un saluto ai loro sarti preferiti: «Finalmente», «Allora è vero», «Non avete idea di quanto ci siete mancati», «Ripasseremo con calma la prossima settimana per fare acquisti».
Dopo sessantaquattro anni di eleganza e di abiti su misura, la storia di Jack Emerson doveva concludersi lo scorso aprile, il coronavirus ha anticipato di un mese la chiusura. Non era prevista una riapertura nel giro di così poco tempo, ma alla fine ha prevalso la voglia di continuare a vestire i torinesi. «Via san Tommaso è tra i posti più antichi della città, è stata una delle vie principali in epoca romana. Quando ci è stato proposto un locale qui, ci è subito sembrato un buon posto da cui ripartire, quasi un augurio», dicono i soci. A lavori finiti la vetrina sarà probabilmente coperta da una tenda scura, per accogliere le persone il più discretamente possibile e non ci sarà l’insegna, come a voler dire: chi ci vuole, ci venga a cercare. In effetti è così dal 1956 e da diverse generazioni. Senza annunci, pubblicità, luci sparate per farsi notare, offerte speciali e fuori tutto, Jack Emerson si è sempre fatto trovare.