Corriere Torino

Troppa produzione: crolla il prezzo del Barolo

Garanzia su un’operazione da 3 milioni per esportare etichette in Ucraina, Russia e Kazakistan

- Di Christian Benna

Prima è finito nelle vetrine degli autogrill, adesso viene esposto in promozione sugli scaffali dei supermerca­ti a 9,90 euro. Il re dei vini, orgoglio e simbolo del Piemonte, perde la corona e diventa un prodotto low cost. Una discesa vertiginos­a dei prezzi che sta facendo tremare le colline delle Langhe come un terremoto. Perché il lancio in private label a 9,90 euro del Barolo di Terre da Vino (a marchio Conte di Zanone) è vissuto tra le vigne nobili del territorio quasi come un affronto; una svendita che mette a rischio un’etichetta (fino a ieri) sinonimo di lusso.

Dalla Valle Belbo a Leopoli via Sace. Cantine Toso scommette sull’europa dell’est e i Paesi emergenti per non fermare la corsa sulla tavola e sugli scaffali dei suoi vini. Con un’operazione da tre milioni di euro, garantita dalla controllat­a di Cassa Depositi e Prestiti, l’azienda vinicola cuneese fornirà le sue etichette alla compagnia Regno Italiya, specializz­ata nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di vini e prodotti caseari d’importazio­ne dall’italia, che le spingerà nelle catene commercial­i di Ucraina, Russia, Kazakistan e, nel futuro, della Bielorussi­a. Nel dettaglio, Sace ha assicurato la transazion­e da eventuali rischi politici e commercial­i. «Quell’area ha risposto meglio di altre — racconta il direttore generale Gianfranco Toso —. Quando ci si rivolge a mercati europei come Francia e Germania, i risultati sugli investimen­ti sono molto lenti, invece nei Paesi “emergenti” il ritorno è subitaneo e di livello». Il problema, fa capire Toso, è tutto sul mercato italiano, con i pubblici esercizi chiusi dalla seconda quarantena.

Negli ultimi quattro anni l’export italiano di beni in Ucraina ha fatto registrare una crescita a un tasso medio del 18%. L’italia, infatti, vanta relazioni commercial­i storiche con Kiev e nel 2019 le imprese italiane hanno realizzato un fatturato di circa 1,8 miliardi di euro. Sebbene nel 2020 si attenda una contrazion­e delle vendite, le esportazio­ni verso l’ucraina dovrebbero ripartire nel 2021 con ritmi di crescita intorno al 13% e saranno trainate, tra le altre, proprio dalla vendita di beni alimentari (+16,7%). «Siamo felici di poter essere al fianco di Toso con l’obiettivo di consolidar­e le sue attività in Ucraina e in altri paesi dell’area e per continuare a puntare con ottimismo sulla proiezione internazio­nale come driver di crescita — hdice Enrica Delgrosso, responsabi­le Nord Ovest di Sace —. Con questa operazione confermiam­o il nostro impegno verso il comparto agroalimen­tare, uno dei pilastri del Made in Italy che certamente contribuir­à all’auspicata ripresa dell’economia piemontese».

Toso, 40 milioni di ricavi, dal 1910 ha una storia legata al Moscato, non è un caso infatti se i prodotti di punta sono gli spumanti, dal più classico dei dolci, l’asti docg, al nuovissimo Asti Secco docg di cui è presente anche la versione senza solfiti (Sarunè); il Pinot Chardonnay, il Moscato Spumante e il Brachetto d’acqui docg. Negli anni però sono arrivati anche altri uvaggi (quasi scontato con 30 ettari vitati e 130 viticoltor­i conferenti): Barbera, Barbaresco, Barolo, Nebbiolo e infine i vermouth e l’arcinoto liquore Toccasana di Teodoro Negro. «I Paesi emergenti quando si avvicinano al consumo del vino partono sempre dal dolce — spiega Toso —. Bevono volentieri moscato e le nostre produzioni particolar­i, fatte per un 50% da vino e il restante succhi di frutta-. In questo modo poi si aprono anche a etichette vere e proprie, in Ucraina infatti andiamo a esportare pure Barbaresco e Barolo».

Se si investe sui Paesi emergenti il ritorno è subitaneo e di livello a differenza di altri mercati come Francia e Germania

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Gianfranco Toso, direttore generale di Cantine Toso

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