Fuga di medici, ma arrivano gli infermieri
Dal 15 gennaio i vincitori delle specializzazioni lasceranno gli incarichi Sono 2.776 gli infermieri che hanno risposto al bando dell’unità di Crisi
In 1.175 aspettano da settembre di sapere se hanno passato il concorso per entrare in una scuola di specializzazione, necessaria per lavorare, e in quale università d’italia. Sono giovani medici piemontesi. Neolaureati, abilitati, ma ancora senza certezze a causa di una raffica di ricorsi al Tar del Lazio per una domanda sbagliata nella prova che hanno sostenuto. Nell’attesa della pubblicazione dei risultati, la metà di loro 486 per l’esattezza - ha deciso di prestare servizio come precari, nei reparti Covid e, soprattutto, nelle Usca, le Unità speciali per le visite dei pazienti Covid che si trovano a domicilio.
Una fortuna che crea, però, un problema nel problema. Per quanto l’assegnazione dei posti di specialità sia in ritardo, il ministro dell’università, Gaetano Manfredi, ha promesso che, entro il 15 gennaio, tutti i vincitori saranno in corsia, lasciando gli incarichi attuali. Quindi i nostri ospedali rischiano di restare senza buona parte dei soldati. E proprio nel periodo di duro della guerra al Covid, tra Natale e l’inizio di una sempre più probabile terza ondata dell’epidemia. Lo sottolinea anche il sindacato dei medici, Anaao.
Sullo sfondo, resta la questione, nazionale, dei pochi posti disponibili nelle scuole di specialità. Sono 14.455 in tutta Italia, per 23.756 candidati: solo uno su due passerà, nonostante l’estremo bisogno di medici formati.questioni denunciate in mail su mail inviate al presidente dell’ordine dei Medici di Torino e provincia, Guido Giustetto. Che ieri è intervenuto: «Questa è una vicenda esemplare dell’improvvisazione e la poca cura con cui in tutti questi anni è stato trattato il tema delle specializzazioni in medicina e che ha portato alle drammatiche carenze di personale in sanità di oggi». E nel pomeriggio anche l’assessore alla
Sanità, Luigi Icardi, si è mosso: «Chiederemo all’università di Torino - annuncia - di trovare una soluzione al problema, che rischia di avere delle conseguenze». E ancora: «Alle Asl diremo di lanciare subito una nuova manifestazione di interesse, per trovare nuovi medici, specie per le Usca». La Regione potrebbe anche chiedere che l’attività nelle Usca sia riconosciuta nel percorso della specializzazione. Il poco personale resta così il fronte più caldo nella ripresa della lotta al coronavirus dopo la tregua dell’estate. Ma ieri è arrivata anche una buona notizia: sono 2.776 gli infermieri che hanno risposto al bando dell’unità di Crisi con contratto da tre anni.
Un numero altissimo che soddisfa i sindacati. Da mesi, chiedevano alla Regione di proporre incarichi più appetibili, non solo di sei mesi o un anno. Questo è il risultato. «Ma va detto che una parte cospicua di quei 2.776 colleghi sta già lavorando con contratti più brevi, che saranno trasformati in triennali. Crediamo che i nuovi siano 800, pari agli infermieri neolaureati», commenta il segretario del sindacato Nursing Up, Claudio Delli Carri. Proprio ieri, è sceso di nuovo piazza davanti alla Prefettura per chiedere maggior riconoscimento professionale e l’aumento di stipendio per gli infermieri.