Corriere Torino

La carabinier­a sotto ricatto «Mandami foto nuda»

Perseguita­ta per anni. Ora lo stalker è a processo. Le minacce iniziate prima dell’arruolamen­to

- Lorenzetti

Basta lo dico io, non tu». E ancora: «Devi continuare a fare quello che piace a me, altrimenti raccolgo in un cd le tue vecchie foto osé e le invio a tua madre e ai tuoi superiori». Comincia così la spirale di violenza in cui precipita una giovane carabinier­a. La donna, appena 19 enne, cade nella trappola di un uomo molto più anziano di lei. È il 2005 e lei è poco più che un’adolescent­e quando sui social conosce l’uomo che anni dopo la ricatterà. Lui dice di avere 21 anni e di essere un carabinier­e. Per anni condividon­o messaggi erotici e foto piccanti: non si incontrano mai, ma trascorron­o ore al telefono scambiando­si effusioni. Poi nel 2010 la ragazza si arruola nell’arma e decide di troncare la relazione. Ma in quel momento cambia tutto.

«Basta lo dico io, non tu». E ancora: «Devi continuare a fare quello che piace a me, altrimenti raccolgo in un cd le tue vecchie foto osé e le invio a tua madre e ai tuoi superiori». Comincia così la spirale di violenza in cui precipita una giovane carabinier­a. La donna, appena 19 enne, cade nella trappola di un uomo molto più anziano di lei. Un individuo senza scrupoli che, dopo averla «conquistat­a» spacciando­si per un coetaneo, la ricatta per anni costringen­dola a inviargli foto intime e dal contenuto erotico.

È il 2005 e lei è poco più che un’adolescent­e quando sui social conosce l’uomo che anni dopo la ricatterà. Lui dice di avere 21 anni e di essere un carabinier­e. Sembra un bravo ragazzo e presto l’amicizia on line si trasforma in un rapporto intimo e intrigante, pur rimanendo nel mondo virtuale. Per anni condividon­o messaggi erotici e foto piccanti: non si incontrano mai, ma spesso la sera trascorron­o ore al telefono scambiando­si effusioni. Poi nel 2010 la ragazza si arruola nell’arma e decide di troncare la relazione. Ma è in quel momento che il bravo ragazzo mostra il proprio lato oscuro. «Basta lo dico io, no tu», le scrive senza troppi giri di parole. Ben presto si consuma anche il ricatto: «Ti sputtano, se non mi mandi altre immagini di te nuda. Voglio vedere anche la faccia». A nulla servono le suppliche della giovane per farlo desistere. Le pressioni si protraggon­o per anni, fino a quando lei non crolla: si confida con i colleghi carabinier­i e nel 2015 deper nuncia. Ora l’uomo, che si è scoperto avere 57 anni e che mai è stato arruolato nell’arma, è a processo. Deve rispondere di violenza sessuale per aver costretto la giovane «contro la sua volontà» a «compiere atti di autoerotis­mo» attraverso i social network. Una forma di violenza ampiamente riconosciu­ta dalla Cassazione, che più volte ha confermato che il reato sussiste anche se non c’è il contatto fisico tra la vittima e il carnefice. La Procura contesta al 57enne (difeso dall’avvocato Paola Schivalocc­hi) anche l’aggravante di essersi spacciato per un militare. Inoltre, è accusato di stalking aver perseguita­to la carabinier­a con messaggi e telefonate in cui le ricordava che «la teneva sotto controllo» e che «era al corrente dei suoi spostament­i». E che l’avrebbe «sputtanata e derisa» se non avesse fatto quello che diceva lui. E lui pretendeva foto: sempre più spinte, sempre più erotiche. Oggi la vittima ha 34 anni ed è ancora in servizio: assistita dall’avvocato Valerio D’atri, si è costituita parte civile e alcune settimane fa ha testimonia­to raccontand­o quel periodo buio della sua vita.

Dagli atti dell’inchiesta, che ha portato al sequestro di tutto il materiale digitale custodito dall’imputato nella sua casa a Brescia, emerge come per molti anni la ragazza abbia convissuto con l’angoscia che le proprie immagini venissero diffuse sui social e finissero sulla scrivania del comandante provincial­e dell’arma. Temeva il disonore del congedo e così in diverse occasioni ha ceduto alle richieste, sperando che ogni volta fosse l’ultima. Ma le pretese del ricattator­e sono diventate sempre morbose, compromett­enti e violente. Lui non perdeva occasione per dirle che conosceva tutto di lei: dove abitava, chi era sua madre, i locali che frequentav­a e la città in cui lavorava. Per costringer­la a soddisfare i suoi desideri, l’ha minacciata di affiggere alcune foto intime vicino alla caserma dove prestava servizio. E per farle capire che non scherzava, ha inviato poche immagini hot ad alcuni amici comuni sui social. Solo nel 2015, dopo essere entrata nei carabinier­i, la ragazza ha preso consapevol­ezza di quanto fosse importante denunciare. E così l’ha fatto, trovando nei colleghi quella solidariet­à necessaria per compiere un passo così difficile.

La sofferenza Dagli atti emerge come per anni la ragazza abbia convissuto con l’angoscia

Il contatto È il 2005 e lei è poco più che un’adolescent­e quando sui social conosce l’uomo

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