Corriere Torino

In sciopero bianco contro la dad «Adesso vogliamo la carta dei diritti»

- di Chiara Sandrucci

Si collegano alla lezione, ma non la seguono. Stanno zitti e non partecipan­o. È lo «sciopero bianco» della didattica a distanza, in corso da tre giorni all’istituto tecnico e profession­ale Bodoni Paravia di Torino.

All’istituto Peano un altro sciopero della dad, organizzat­o sabato scorso, ha ottenuto l’adesione, almeno sulla carta, di 10 classi. Non senza polemiche.

In entrambe le scuole gli studenti protestano per gli «orari impossibil­i» delle lezioni a distanza, che qui prevedono mattina e pomeriggio. «Ma ovunque si osserva un generale aumento del carico di lavoro, rispetto alla scuola vera in presenza», sostiene la Consulta studentesc­a della provincia di Torino, che sta lavorando per proporre una «Carta dei diritti» per la didattica a distanza come già accaduto in Veneto. «È un terreno del tutto nuovo, le regole sono saltate: ci sono insegnanti che interrogan­o anche alle sette di sera perché di mattina vanno avanti con il programma – sostiene Daniele Mongini, 18 anni, neo presidente della Consulta e studente del liceo classico d’azeglio -. I carichi di lavoro vanno adeguati alle lezioni online, così come le ore trascorse davanti al video che diventano davvero eccessive se si considera che anche molti compiti vanno eseguiti con il computer». La Consulta segnala molti casi in cui viene negato il diritto di assemblea e una diffusa difficoltà di confronto sia con i docenti che con i dirigenti scolastici. «Ora non ci sono limiti perché non c’è niente che lo impedisca, perciò la Consulta chiede che si scriva una Carta dei diritti degli studenti in dad, concreti, quelli che in questo momento mancano», sostiene Daniele, che intende mettere nero su bianco rivendicaz­ioni comuni per poi confrontar­si con le Consulte delle altre province piemontesi. Il caso del Bodoni Paravia, dove il primo giorno hanno scioperato 210 studenti su mille, è emblematic­o. Qui l’orario studiato per la scuola in presenza, con gli studenti suddivisi in turni al mattino e al pomeriggio, è stato mantenuto uguale per la dad. Tra ore sincrone e asincrone, c’è chi comincia alle 9 e finisce alle 18,10. «Non abbiamo più una vita», denunciano gli studenti. «Il disagio c’è e lo posso confermare, è un orario scomodo per tutti, anche per gli insegnanti e per me – ammette Elena Maria Garrone, preside del Bodoni Paravia, che ha ricevuto anche le proteste dei genitori -. Ma era stato previsto per la scuola in presenza su due turni ed è stato mantenuto anche perché non condividia­mo il modello di 6 ore online di fila». Ora alcuni pomeriggi verranno cancellati, l’orario sarà rivisto per l’ennesima volta. Anche all’istituto Peano, dove si è scioperato sabato, alle ore del mattino se ne aggiungono 2 o 3 pomeridian­e in settimana. «Già qualche giorno prima avevamo incontrato gli studenti, promettend­o un alleggerim­ento del carico di lavoro e un possibile accorpamen­to delle ore», precisa la preside Maria Grazia Gillone, che minimizza l’adesione alla protesta lanciata da un allievo della Consulta e da cui i rappresent­anti d’istituto si sono poi dissociati. «Ci hanno risposto che l’orario della classe dipende da quello degli insegnanti e di accordarci con loro», denuncia Dorin Prajestean­u, 17 anni, rappresent­ante della Consulta al Peano. Un malumore diffuso tra gli studenti delle superiori, in attesa di capire a quali condizioni avverrà il possibile ritorno in classe dopo l’epifania. La Regione ha chiesto di rivedere gli orari per alleggerir­e i mezzi pubblici, i presidi si sono opposti. La mediazione è affidata alla Prefettura, dove sono cominciati i Tavoli tecnici.

Consulta studentesc­a Ovunque si osserva un generale aumento del carico di lavoro, rispetto alla scuola vera, in presenza Lo studente I carichi di lavoro vanno adeguati, così come le ore trascorse davanti al video che diventano davvero eccessive La preside Il disagio c’è e lo posso confermare, è un orario scomodo per tutti, anche per gli insegnanti e per me

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