Niente viaggi di istruzione Chiude l’ufficio torinese del Treno della Memoria
I due dipendenti sono stati messi in cassa integrazione
Chiude l’ufficio torinese del Treno della Memoria, fermo dallo scorso febbraio e non più ripartito. Con la sospensione dei viaggi d’istruzione, quest’anno per la prima volta non avrà nessuno da trasportare fino ai campi di concentramento in Polonia per non dimenticare le vittime dell’olocausto.
«Ma smettere di affittare una stanza con un computer non significa la fine delle attività», precisa il tesoriere dell’associazione Roberto Forte, dopo che la Fp Cgil aveva annunciato un presidio di protesta per oggi a difesa dei due dipendenti considerati licenziati di fatto. «È stato un fraintendimento, i dipendenti sono in cassa integrazione da luglio all’80% dello stipendio – chiarisce Forte -. Cos’altro potevamo fare? È chiaro che siamo in difficoltà e dobbiamo risparmiare, ma intendiamo tutelare i posti di lavoro». Dopo un primo chiarimento, la Fp Cgil ha annullato il presidio e incontrerà già oggi pomeriggio i vertici dell’associazione. «La disponibilità di incontro prevede anche la disponibilità a discutere di progettualità e soluzioni per i dipendenti», ha scritto il sindacato in serata, parlando di «revoca dei licenziamenti». Ma il Treno della Memoria vive di viaggi e se non riaprono le scuole resterà fermo ancora per molto. L’edizione dell’anno scorso aveva raggiunto oltre 5 mila adesioni da tutta Italia, sarebbe stata la più grande di sempre. Ma alla fine sono partiti solo in 3 mila. «Finora nessuna istituzione è intervenuta per sostenere un’esperienza di 16 anni – fa notare il tesoriere -. Abbiamo dovuto rimborsare le quote già pagate dai ragazzi e sostenere spese che non siamo riusciti a recuperare». L’associazione ha partecipato al bando della Regione che sostituisce le convenzioni e lancerà una raccolta fondi sotto Natale, cercando un aiuto tra chi ha già partecipato in passato. Sta
Le soluzioni
L’associazione ha partecipato a un bando e lancerà una raccolta fondi sotto Natale
anche considerando iniziative da organizzare per la Giornata della memoria del 27 gennaio. «Ma un treno digitale non ha senso di esistere», sostiene Forte, pronto a ripartire non appena possibile.