Dossena: «Toro, ora devi vincere a tutti i costi Giampaolo merita fiducia»
Nella Nazionale del Mondiale 1982, quello di Paolo Rossi, c’era un solo calciatore che in quel momento vestiva la maglia del Torino. Era Giuseppe Dossena, che oggi piange come tutta l’italia del calcio e non solo il vecchio amico «Pablito». Sono tanti i ricordi di calcio e di vita che l’ex centrocampista granata ha condiviso con Rossi, da compagno e da avversario in tanti derby della Mole. Tra questi quello, storico, del 27 maggio 1983: Rossi portò in vantaggio la Juve con il suo primo e unico gol in un derby, Dossena fece partire l’epica rimonta granata (da 0-2 a 3-2). «Parliamo pure di Toro — dice Beppe —, non si fa un torto a Paolo a discutere di calcio anche oggi. È sempre stata la sua vita».
Ma partiamo da Rossi. Cosa ha perso con la sua scomparsa?
«Siamo stati non solo compagni, ma anche amici di vacanze, soci in un ristorante, pionieri nell’essere stati tra i primi calciatori a far parte di un contratto pubblicitario. A lui mi legano un’infinità di ricordi, da una Pasqua a casa di Miguel Bosè a tante vacanze tra Forte dei Marmi e Ibiza. Passare il tempo con lui era fantastico perché trasmetteva felicità e gioia di vivere, sempre col sorriso, sempre con la battuta pronta. Per questo immaginarlo sofferente mi spezza il cuore, anche se sono certo che abbia combattuto fino alla fine».
E poi c’è stato il Mondiale del 1982.
«Fu un mese pazzesco, è passato tanto tempo ma i ricordi sono sempre vivi. Le cene, le partite, lo spogliatoio, i viaggi. Non ricordo di aver mai visto imbronciato Paolo, per me rimarrà sempre quel ragazzo col sorriso e la Coppa del Mondo in mano».
Torniamo al presente: sabato c’è Torino-udinese. Sfida decisiva per Giampaolo?
«Non credo che in un contesto simile cambiare allenatore sia la scelta giusta. Anzi, sarebbe assurdo. Il Torino ha iniziato un percorso e a Giampaolo va dato tempo, se lo prendi sai che ha bisogno di un certo periodo per trasmettere i suoi principi alla squadra. Di certo ora c’è bisogno di un passo avanti, comunque».
Come mai, secondo lei, il Torino ha subito tante rimonte?
«Credo che la componente psicologica abbia un’importanza predominante. Fossi in Giampaolo proverei a cambiare qualcosa nei metodi di allenamento. La routine, quando gestisci un gruppo, è sempre un pericolo da evitare. Si può mantenere alta l’attenzione di una squadra, secondo me, anche cambiando orari, tipologia di lavoro, alcune abitudini settimanali. Tutto, nello sport, si può allenare».
Dal punto di vista tattico, Giampaolo ha alternato il 35-2 al suo solito 4-3-1-2. Che segnale è?
«Un segnale di umiltà e intelligenza, serve sempre avere un piano B».
In che modo può influire la contestazione andata in scena in settimana?
«Tema delicato. Per i tifosi farsi sentire civilmente è sempre legittimo. Ma in una squadra non tutti reagiscono allo stesso modo. A chi ha più personalità viene voglia di dimostrare qualcosa, ma c’è anche chi può sentirsi minacciato in qualche modo. Tuttavia ora bisogna togliere alibi ai calciatori».
Come doppio ex, cosa si aspetta da Torino-udinese?
«Un match tosto per entrambe le squadre. L’udinese è in un buon momento, il Toro deve vincere a tutti i costi, e dovrà saper interpretare bene i momenti della partita».
❞ Su Paolo Rossi Passare il tempo con lui era fantastico, trasmetteva felicità e gioia di vivere
❞ Con Paolo siamo stati non solo compagni in Nazionale, ma anche amici veri