Corriere Torino

Le luci della speranza

Oggi alle 18,30 dal suo spazio in via Parma e in streaming per essere accessibil­e a tutti il curatore d’arte Ermanno Tedeschi diventa quasi un officiante di un rito che apre alla dimensione salvifica dell’arte

- Chiara Castellazz­i

Una mostra di luci e di speranza coglie e declina, in questo anno tanto buio, il significat­o delle feste invernali che rischiaran­o e riscaldano il periodo più freddo e vicino al solstizio.

Per questo oggi alle 18,30 dal suo spazio in via Parma 52 e in streaming per essere accessibil­e a molti (http:// www.ermannoted­eschi.com/site/diretta) — nell’inaugurare l’evento da lui concepito e prodotto, il curatore d’arte Ermanno Tedeschi diventa quasi un officiante di un rito che apre alla dimensione salvifica dell’arte.

«In questi giorni che per la religione ebraica sono quelli della Chanukkah e quindi dell’accensione del candelabro a nove bracci e si avvicina il Natale ho voluto dare un messaggio di luce che si sprigiona attraverso le numerose opere che ho seleno zionato proprio per questo tema», racconta il promotore e produttore d’arte che cura progetti nei quali crede saldamente. Si troveranno artisti che segue da sempre, come Valerio Berruti, e altri nuovi scelti appunto perché usano come medium specifico la luce.

«Illuminiam­o insieme questo periodo di oscurità, siamo sotto la stessa volta del cielo» pensa Tedeschi, che a fine evento accenderà anche fisicament­e, nel cortile dello spazio di via Parma, la fiammella di oggi del candelabro, lo Chanukkiya­h.

Lo stesso che troviamo reinterpre­tato nel ricamo coloratiss­imo di Federico Caputo, nella scultura di ferro e lampadine di Giavanni Albanese o in quella di metallo smaltato e dipinto di David Gerstein, o ancora nell’omiin vetroresin­a di Gianni Cella che reca anche un ramo d’ulivo.

La stessa fiamma di condivisio­ne di gioia e di futuro che informa queste feste la troviamo nella mostra intera intitolata proprio Le luci della speranza.

Si passa dall’installazi­one a parete di Enrico De Paris alla delicatiss­ima bambinalam­pada di Margherita Grasselli che riprende uno degli altri temi da sempre cari a

Tedeschi, l’infanzia. Così ci sono La bambina con la lampada di Francesca Duscià o Minnie e Topolino con un gelato e una candela di Edward Spitz. Originalis­sime sono le sculture luminose di Avivit Segal, plasmate con la pasta del pane, ma la resilienza stessa al buio la urlano con forza i girasoli di Antonio Marciano. «Li ho accolti in mostra per il sole morale che accendono: lui è un giovane artista affetto da sclerofoun­dation si multipla che riesce però a creare con i chiodini dei giochi Quercetti» spiega il curatore. Gli fa eco il girasole immenso di Maya Smira e la scultura specchiant­e di Suly Bornstein Wolff. Divertente è Tororot di Gioacchino Alvente con un toro rosso illuminato da una candela. Tante ancora le opere. Molte si distanzian­o dall’iconografi­a della festa che ricorda il miracolo seguito alla riapertura del tempio dopo la rivolta dei Maccabei contro il crudele Antioco IV. Tutte invece tengono conto del significat­o simbolico: una gioia e una speranza comunitari­e che devono essere da tutti visibili e condivise, a far superare il buio.

La mostra sarà aperta su prenotazio­ne fino a gennaio e metà del ricavato delle vendite andranno alla Jerusalem che cura progetti di inclusione e integrazio­ne interrelig­iosa a Gerusalemm­e. Chanukkah, che come il Natale è anche festa dei bambini, rischiarer­à un poco in questo anno pieno di ombre la vita di alcuni ragazzi in difficoltà per i quali l’associazio­ne acquisterà tablet e laptop per l’educazione a distanza.

«Il 2020 è stato un anno indubbiame­nte buio, ma sappiamo che è proprio in questi momenti che si accendono delle luci in ognuno di noi che ci aiutano a riflettere più in profondità sul significat­o della vita e che ci permettono di essere migliori. Possiamo pensare agli altri più che nei momenti normali» conclude il curatore de Le luci della speranza.

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In mostra Alcune delle opere che saranno protagonis­te dell’esposizion­e

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