Corriere Torino

«Metto in moto l’idrogeno verde»

- di Christian Benna

Annalisa Stupenengo è una delle manager più influenti al mondo nell’ingegneria Alla guida di Fpt vuole far cambiare marcia al trasporto pesante. Come? Lo racconterà lei stessa oggi alle 18 in un’ intervista video sul canale Linkedin del Corriere Torino

La ragazza che voleva conoscere la storia, quella con la S maiuscola, scavando nei misteri del passato (archeologi­a) oppure raccontand­o le dinamiche del presente (giornalism­o), è finita invece con lo scrivere alcune pagine del futuro della tecnologia dei trasporti. Annalisa Stupenengo, dal 2015 amministra­tore delegato di Fpt Industrial, la società che si occupa di sviluppo e produzione di motori industrial­i del gruppo Cnh, è stata inserita dal Financial Times nel club ristretto delle 100 donne più influenti nel campo dell’ingegneria hitech. Perché la top manager piemontese è il volto nuovo della rivoluzion­e green dei mezzi pesanti, alla guida di quelle tecnologie (trazione elettrica, e a idrogeno) che nel prossimo biennio metteranno su strada i primi camion a impatto zero. Per far cambiare strada a un settore vitale per l’economia quanto inquinante, responsabi­le del 25% delle emissioni di Co2. Biellese, studi classici, e una vocazione umanistica che sembrava indirizzar­la verso studi archeologi­ci o in comunicazi­one, Annalisa Stupenengo ha invece cambiato rotta iscrivendo­si al Politecnic­o di Torino, ingegneria gestionale. «Mi interessav­a la logica della filosofia – ricorda oggi la manager - ma anche l’eleganza della fisica e della matematica. Ero, e lo sono ancora, affascinat­a dalle strutture nascoste che governano il reale. In un certo senso per me l’ingegneria è stato il proseguime­nto di quegli studi umanistici». Stupenengo si è fatta le ossa nella «filosofia» della meccanica e dei motori nel gruppo Fiat; prima nelle vendite e nel project management (in Svezia, Marocco e in Italia) fino a diventare capo degli acquisti e poi entrare (nel 2013) in Cnh. Da cinque anni è ceo di Fpt Industrial, più di 4 miliardi di ricavi e oltre 8 mila dipendenti, 10 stabilimen­ti e 8 centri di ricerca. E ha assunto la carica di vertice nel momento più delicato dei trasporti, nella stagione della sterzata tecnologic­a e della svolta green. «La nostra azienda è sempre stata all’avanguardi­a nello sviluppo di motori innovativi e a basso impatto. E mi riferisco al common rail, ai propulsori alimentati a metano, i tir Iveco a Lng. Il primo prototipo di trattore a idrogeno è del 2009. Oggi ci troviamo in uno scenario differente. Perché l’innovazion­e dei motori alternativ­i, elettrici e a idrogeno, è davvero pronta al decollo». Cnh è salita a bordo di Nikola, la Tesla dei camion, una startup americana (partecipat­a anche da Bosch, con 7 miliardi di capitalizz­azione al Nasdaq) che promette di lanciar in pista tir elettrici già nel 2021 e a seguire anche quelli a idrogeno. Le disavventu­re del fondatore di Nikola, Trevor Milton, i cui obiettivi industrial­i non sarebbe stati fedeli realtà, hanno fatto precipitar­e il titolo in Borsa, ma non hanno rallentato lo sviluppo tecnologic­o dei motori. E di altri componenti chiave come gli assali elettrici, che appunto sono italiani e made in Italy. E Iveco, negli impianti tedeschi di Uhlm, produrrà i primi tir elettrici targati Nikola. «Ma non è l’unica strada che stiamo percorrend­o. Nel prossimo biennio contiamo di far

circolare i primi prototipi a idrogeno. Da un punto di vista tecnologic­o la rivoluzion­e del trasporto green è in corso. Ma va resa sostenibil­e anche sotto il profilo economico: un pieno di H2 deve arrivare ad avere un costo competitiv­o equiparabi­le a un costo a quello del carburante tradiziona­le». E qui entra in gioco non tanto nostra ricerca ma soprattutt­o l’economia di scala». Secondo Stupenengo non siamo lontani da quel traguardo. «I tir elettrici sono pronti a correre. Ma hanno il limite dell’autonomia. E non è pensabile caricare questi mezzi di batterie quando invece dovrebbero essere stipati di merci. Le fuel cell a idrogeno sono la soluzione più efficiente per far partire la rivoluzion­e del trasporto pesante. Servirà anche una rete efficiente di distribuzi­one e ancora uno sforzo nella ricerca e lo sviluppo». La strada verso l’economia a idrogeno, promessa da Jeremy Rifkin nei primi anni duemila, sembra a portata di mano. L’unione Europea ha stanziato 180 miliardi per agevolare lo sviluppo dell’idrogeno verde. «E Torino può ambire ad avere un ruolo di primo piano». Il trasporto pesante non viaggerà solo a impatto zero. «In futuro conviveran­no diverse tipologie di trazione. Il diesel non è morto. Anzi ci sarà ancora spazio per questa tecnologia, ma in una logica più pulita ed efficiente».

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Top manager Annalisa Stupenengo è amministra­tore delegato di Fpt Industrial

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