Corriere Torino

«L’élite nasce dal confronto tra le differenze»

Vittorio Di Tomaso (Celi): «In città ci sono troppi tavoli con poche sedie»

- Giulia Ricci

«L’élite costruisca sulle differenze di questa città, invece di parlare soltanto a se stessa». Vittorio Di Tomaso, membro di Reloading, è co-fondatore e amministra­tore delegato di Celi, pmi la cui missione è la progettazi­one di sistemi basati sull’intelligen­za Artificial­e. «Le politiche del futuro sindaco si basino sui 17 goal dell’unione Europea». I torinesi sono insoddisfa­tti della classe dirigente. Che fare?

«Ripartiamo dal suo ruolo, e dal problema: c’è una mancanza di fiducia che va ricostruit­a. Non c’è perché abbiamo la percezione che le decisioni siano state prese a delle cene in cui non siamo stati invitati. Bisogna

riaprire il dialogo tra le élite e la città». Come?

«L’élite deve avere una visione su Torino lunga 20 anni, e assumersi la responsabi­lità di metterla in pratica. È necessario aiutare le comunità di questa città a costruirsi orientando, abilitando e connettend­o. È come un rapporto di fiducia: nasce solo se ci si conosce, e riconosce. Ci sono troppi tavoli con poche sedie. Bisogna costruire sulle differenze». Quali?

«Generazion­ali, di genere e di cultura: giovani, donne e stranieri devono essere invitati a quei tavoli. Viviamo una frammentaz­ione dei progetti: un ponte deve essere costruito in maniera tale che tutti ci possano

passare, non solo chi vive in centro». Quindi si tratta di ascoltare le periferie?

«Non è solo ascolto, è la costruzion­e di un progetto insieme. La responsabi­lità oggi è grande: per la prima volta la politica avrà molti soldi da spendere grazie al Next Generation Ue. Non ci sarà più l’alibi

delle “casse vuote”: servono competenze e obiettivi per usarli». Quali obiettivi?

«I 17 goal di sviluppo sostenibil­e dell’ue. Abbiamo impiegato anni a mettere d’accordo centinaia di Paesi, ora si declinino sulla città». Quindi politiche cittadine che ricalchino gli Sdgs?

«Sì, perché sono i modi in cui affrontare le grandi transizion­i, e su cui basare gli investimen­ti. Dall’idrogeno alla parità di genere: in questo momento c’è un’altissima probabilit­à che tra le donne ci sia un genio dell’informatic­a, ma non lo sappiamo perché ancora in poche si occupano di digitale».

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