Corriere Torino

«Con la sua visione ha cambiato volto alla città»

Il ricordo di Chiamparin­o: senza di lui non avremmo avuto il nuovo Museo Egizio

- Gabriele Guccione

Sergio Chiamparin­o, qual è il suo ultimo ricordo Fiorenzo Alfieri? «L’ho visto qualche tempo fa, qui dietro casa mia, in piazza Vittorio. Camminava mano nella mano con la moglie Maria Teresa. È stata una scena di grande tenerezza». Per dieci anni è stato suo assessore alla Cultura. Come vi siete conosciuti?

«Lo conoscevo già da prima di fare il sindaco. Era stato in giunta con Novelli. Poi assessore di Castellani. Insieme a Paolo Verri avevano costruito, alla fine degli anni Novanta, il primo piano strategico, quello che diede slancio alla trasformaz­ione di Torino e a cui

si ispirò chi venne dopo». Un uomo di visione. Per questo lo volle con sé?

«Di fatto fu lui nel 2001 a stendere il mio programma elettorale, un lavoro che aveva già iniziato con Domenico Carpanini. Si inventò lo slogan: “Una città in cui vale la pena crescere dei figli”». Qual è il suo più grande lascito?

«Senza Alfieri, non avremmo avuto il nuovo Museo Egizio. E nemmeno la riapertura di Palazzo Madama, che era chiuso dagli anni Ottanta. E poi il Mao, le Luci d’artista...». Era una Torino che pensava in grande?

«L’appuntamen­to con le

Olimpiadi ci consentì di farlo, Torino si presentava al mondo, era l’occasione per rivelare un nuovo volto della città». Fu una stagione di grandi investimen­ti, anche faraonici. Forse troppo?

«Le risorse non arrivavano dai Giochi. Per cui il problema c’era, e non era di facile soluzione. In giunta le discussion­i su questo erano anche aspre,

ma sempre stimolanti. Perché dietro c’era una visione». Quale visione?

«Per Alfieri la cultura era uno degli assi portanti dello sviluppo della città: sia in termini di fruizione, di valorizzar­e e di attrazione turistica; sia come elemento di costruzion­e della comunità. Lui del resto aveva iniziato le sue esperienze alle Vallette, così era molto sensibile a questa dimensione sociale, pedagogica. È anche grazie a lui se oggi Torino ha cambiato volto, lasciandos­i alla spalle quello di una grigia one company town».

Le risorse «Trovare i soldi non era facile, in giunta si discuteva anche aspramente»

❞ La cultura non era solo fruizione ma un asse di sviluppo della comunità

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