Corriere Torino

«I colleghi mi bullizzano» E mette farmaci nell’acqua

Avvelenati con antidepres­sivi, uno finisce all’ospedale: inchiesta dei carabinier­i

- Massimilia­no Nerozzi mnerozzi@rcs.it

Bevuto un sorso d’acqua dalla bottigliet­ta, l’uomo si era addormenta­to quasi di colpo, crollando dal sonno. Un collega confessa tutto: «Mi sentivo bullizzato, così volevo far loro un dispetto».

Bevuto un sorso d’acqua dalla bottigliet­ta, l’uomo si era addormenta­to quasi di colpo, crollando dal sonno, letteralme­nte, con dinamica da cartone animato ma spavento da film noir: l’avevano portato di corsa al pronto soccorso, e con lui la moglie, che si era sentita male. Si era rimesso, ma quell’episodio di fine settembre era arrivato all’orecchio dei carabinier­i di Beinasco: c’era qualcosa che non andava, a partire dalle tracce di benzodiaze­pine (una classe di psicofarma­ci) rivelate dalle analisi. Poco più di due mesi dopo, un dipendente della stessa azienda, sui 50 anni, torinese, confessa tutto davanti al pubblico ministero Rossella Salvati: «Mi sentivo bullizzato dai colleghi, così volevo far loro un dispetto». Pausa, sospirando al fianco del suo difensore, l’avvocato

Dopo due perquisizi­oni, la confession­e: «Sono stato io». È indagato per lesioni aggravate

Marinella Ruffatto: «Sono stato io». Sarebbe potuta finire pure molto peggio, come hanno ricostruit­o le pazienti indagini dei carabinier­i. Perché non si trattava di un fatto isolato, se già dalle prime testimonia­nze e dai successivi accertamen­ti si era scoperto che c’erano stati altri episodi simili, almeno due.

Si inizia a indagare, dunque, con il problema che l’ipotesi di reato — lesioni — non permette le intercetta­zioni telefonich­e, da anni il passeparto­ut di tante inchieste. Toccherà fare alla vecchia maniera, soprattutt­o dopo che i racconti di alcuni testimoni sembrano portare verso quel collega un po’ strano, che di certo non passava inosservat­o. Mai un guaio con la legge, intendiamo­ci, ma con comportame­nti che avevano fatto nascere qualche pensiero. Così, scatta la prima perquisizi­one, durante la quale i militari trovano a casa sua una confezione di antidepres­sivi: era dell’anziana madre, scomparsa

qualche mese prima. È il primo indizio, nonostante lui, sentito dagli inquirenti, neghi qualsiasi coinvolgim­ento. Di certo, non sarebbe la prima volta che qualcuno usa le benzodiaze­pine per tentare di avvelare o stordire un malcapitat­o: si tratta di un ansiolitic­o efficace contro gli attacchi di panico o ansia, ma che, in certe dosi, produce effetti sedativi. Diventando ancor più pericoloso se mixato con altri farmaci, o l’uso di alcol. Gli investigat­ori ascoltano il medico curante, per vederci meglio sulla prescrizio­ne dei farmaci. Nel frattempo, tra magistrato e carabinier­i prende forma una mezza idea: l’uomo ha iniziato a far uso di antipsicot­ici, senza prescrizio­ne, e potrebbe averli versati nelle bottigliet­te d’acqua altrui.

Si va avanti a piccoli passi, con la vecchia massima del sir Arthur Conan Doyle del «Segno dei quattro», quando Sherlock Holmes sgrida il povero e fedele dottor Watson: «Quante volte le ho detto che,

dopo avere eliminato l’impossibil­e, ciò che rimane, per quanto improbabil­e, è per forza la verità?» Che arriva, qualche giorno fa, nel secondo interrogat­orio, a fianco del difensore, dopo una seconda perquisizi­one, durante la quale i carabinier­i sequestran­o telefono cellulare e computer. L’ansia, come a volte succede, fa il resto. Alla fine, crolla: «Sono stato io. E non mi so spiegare il perché». Forse per dispetto, come aggiunge, o perché si sentiva bullizzato. Morale: è indagato per lesioni aggravate dall’utilizzo di sostanza venefica. Resta in libertà, poiché l’entità dell’eventuale pena non permetteva la richiesta di alcuna misura cautelare, ma la Procura ha disposto una consulenza medico-psichiatri­ca. E, nel caso, potrà domandare l’applicazio­ne di una misura di sicurezza: per impedirgli di fare del male, anche a sé stesso.

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Le indagini dei carabinier­i avrebbero dimostrato che non si trattava di un fatto isolato e che c’erano stati altri episodi simili
Le verifiche Le indagini dei carabinier­i avrebbero dimostrato che non si trattava di un fatto isolato e che c’erano stati altri episodi simili

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