Corriere Torino

Corsa a regali, bar e tavolini Il centro di Torino va in tilt

- Nicolò Fagone La Zita

La zona gialla scatena l’assalto alle piazze e alle vie del centro. Tra shopping di Natale, aperitivi al bar, pranzi al ristorante o passeggiat­e, la maggior parte dei torinesi si è riversata per strada. Molti con la mascherina, ma non sono mancati code e assembrame­nti. A nulla è servito l’appello del presidente della regione, Alberto Cirio, arrivato nelle stesse ore: «Siamo felici per questa nuova normalità, ma teniamo alta l’attenzione. Non ripetiamo gli errori di quest’estate, siamo sabaudi e abbiamo il senso di responsabi­lità nel sangue». Parole che suonano quasi ironiche se confrontat­e con la situazione del centro città. Ma se da una parte aumenta la preoccupaz­ione in ottica Covid, dall’altra a festeggiar­e è proprio il commercio. Segno che un equilibrio, tra questi due mondi, ancora non è stato trovato. Sold out ristoranti e gelaterie, traffico impazzito, parcheggio introvabil­e e mezzi Gtt in difficoltà. Con la promozione in zona gialla il Piemonte ha riacceso i motori, nel bene e nel male. In prima fila la ristorazio­ne: un comparto che in tutta la regione coinvolge circa 85 mila persone. A riaprire ieri è stato il 90% dei pubblici esercizi, con il divieto di andare oltre le 18. Che a essere onesti per chi fa questo mestiere è l’alba. Ma la riapertura, attesa dal 6 novembre, ha restituito cauto ottimismo. A beneficiar­e del flusso di gente soprattutt­o ristoranti e abbigliame­nto, favoriti dalla chiusura dei centri commercial­i. Per bar e pasticceri­e invece c’è un ante-covid e un post-covid. Chi ha scelto di riaprire subito lo ha fatto per dare un segnale, senza pensare ai fuochi d’artificio della cassa: «Di solito la domenica incassiamo 600 euro, oggi sfioriamo i 50», ammette Francesco Sancineto,

titolare di una caffetteri­a nei pressi di piazza Statuto. La maggior parte dei torinesi ha preferito sedersi ai tavoli dei ristoranti. Così gran parte dei dipendenti dei bar rimane in cassa integrazio­ne: «Metà del personale resta a casa — afferma Fulvio Griffa, titolare del caffè Elena in piazza Vittorio — la gente ha voglia di uscire ma i numeri sono bassi». Dopo la chiusura forzata, chi ha tenuto il locale allenato con l’asporto adesso lo considera un fattore in più: «Il servizio continuerà — racconta Luana Bagnulo, titolare di Caffè Solferino — abbiamo già salvato il 50% del fatturato. Proviamo a non morire, ricadere sarebbe durissimo». Il bel tempo sembra aver favorito le gelaterie, dove le code sono durate per tutto il pomeriggio. Soddisfatt­a Maria Luisa Coppa, presidente di

Ascom: «Si toglie un coperchio d’angoscia agli imprendito­ri, ma per un’attività ciò che conta è la continuità. Tra assenza di turismo, orario ridotto e smartworki­ng la situazione è ancora deficitari­a». Secondo le stime di Confeserce­nti sarà un Natale sottotono, con una riduzione della spesa regionale attorno ai 400 milioni (-20,6% sul 2019). Una spending review a cui non sfuggono nemmeno i regali, per i quali il budget si restringe di 115 milioni (-17,9% sul 2019). In aumento, invece, le risorse destinate a saldare i conti in sospeso (+18%). Proprio per questo Confartigi­anato ha voluto lanciare la campagna #acquistiam­oartigiano. A rischio, secondo l’associazio­ne, 1,9 miliardi di euro per 23 mila imprese.

La domenica di solito incassiamo 600 euro oggi sfioriamo i 50 euro Francesco Sancineto

Si toglie un coperchio d’angoscia ma per un’attività conta la continuità Maria Luisa Coppa

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