Corsa a regali, bar e tavolini Il centro di Torino va in tilt
La zona gialla scatena l’assalto alle piazze e alle vie del centro. Tra shopping di Natale, aperitivi al bar, pranzi al ristorante o passeggiate, la maggior parte dei torinesi si è riversata per strada. Molti con la mascherina, ma non sono mancati code e assembramenti. A nulla è servito l’appello del presidente della regione, Alberto Cirio, arrivato nelle stesse ore: «Siamo felici per questa nuova normalità, ma teniamo alta l’attenzione. Non ripetiamo gli errori di quest’estate, siamo sabaudi e abbiamo il senso di responsabilità nel sangue». Parole che suonano quasi ironiche se confrontate con la situazione del centro città. Ma se da una parte aumenta la preoccupazione in ottica Covid, dall’altra a festeggiare è proprio il commercio. Segno che un equilibrio, tra questi due mondi, ancora non è stato trovato. Sold out ristoranti e gelaterie, traffico impazzito, parcheggio introvabile e mezzi Gtt in difficoltà. Con la promozione in zona gialla il Piemonte ha riacceso i motori, nel bene e nel male. In prima fila la ristorazione: un comparto che in tutta la regione coinvolge circa 85 mila persone. A riaprire ieri è stato il 90% dei pubblici esercizi, con il divieto di andare oltre le 18. Che a essere onesti per chi fa questo mestiere è l’alba. Ma la riapertura, attesa dal 6 novembre, ha restituito cauto ottimismo. A beneficiare del flusso di gente soprattutto ristoranti e abbigliamento, favoriti dalla chiusura dei centri commerciali. Per bar e pasticcerie invece c’è un ante-covid e un post-covid. Chi ha scelto di riaprire subito lo ha fatto per dare un segnale, senza pensare ai fuochi d’artificio della cassa: «Di solito la domenica incassiamo 600 euro, oggi sfioriamo i 50», ammette Francesco Sancineto,
titolare di una caffetteria nei pressi di piazza Statuto. La maggior parte dei torinesi ha preferito sedersi ai tavoli dei ristoranti. Così gran parte dei dipendenti dei bar rimane in cassa integrazione: «Metà del personale resta a casa — afferma Fulvio Griffa, titolare del caffè Elena in piazza Vittorio — la gente ha voglia di uscire ma i numeri sono bassi». Dopo la chiusura forzata, chi ha tenuto il locale allenato con l’asporto adesso lo considera un fattore in più: «Il servizio continuerà — racconta Luana Bagnulo, titolare di Caffè Solferino — abbiamo già salvato il 50% del fatturato. Proviamo a non morire, ricadere sarebbe durissimo». Il bel tempo sembra aver favorito le gelaterie, dove le code sono durate per tutto il pomeriggio. Soddisfatta Maria Luisa Coppa, presidente di
Ascom: «Si toglie un coperchio d’angoscia agli imprenditori, ma per un’attività ciò che conta è la continuità. Tra assenza di turismo, orario ridotto e smartworking la situazione è ancora deficitaria». Secondo le stime di Confesercenti sarà un Natale sottotono, con una riduzione della spesa regionale attorno ai 400 milioni (-20,6% sul 2019). Una spending review a cui non sfuggono nemmeno i regali, per i quali il budget si restringe di 115 milioni (-17,9% sul 2019). In aumento, invece, le risorse destinate a saldare i conti in sospeso (+18%). Proprio per questo Confartigianato ha voluto lanciare la campagna #acquistiamoartigiano. A rischio, secondo l’associazione, 1,9 miliardi di euro per 23 mila imprese.
La domenica di solito incassiamo 600 euro oggi sfioriamo i 50 euro Francesco Sancineto
Si toglie un coperchio d’angoscia ma per un’attività conta la continuità Maria Luisa Coppa