Corriere Torino

Il sondaggio sul vaccino che non piace ai medici

C’è tempo fino a venerdì per rispondere: la campagna vaccinale in Piemonte interessa 195 mila operatori

- Lorenza Castagneri

Ancora quattro giorni, fino a venerdì. Tanto avranno a disposizio­ne i dipendenti delle aziende sanitarie piemontesi per rispondere alla mail dell’unità di crisi, inviata domenica su sollecitaz­ione del commissari­o nazionale all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, che chiede loro se sono favorevoli a farsi vaccinare contro il Covid.

Ancora quattro giorni, fino a venerdì. Tanto avranno a disposizio­ne i dipendenti delle aziende sanitarie piemontesi per rispondere alla mail dell’unità di crisi, inviata domenica su sollecitaz­ione del commissari­o nazionale all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, che chiede loro se sono favorevoli a farsi vaccinare contro il Covid. Un’informazio­ne necessaria per organizzar­e al meglio la complessa operazione­vaccino.

Ma anche compilare il modulo non è impresa da poco: i dipendenti, anche amministra­tivi, della sanità pubblica sono circa 55 mila e salgono a 195 mila con la sanità privata, i medici di famiglia, i dipendenti di mense e imprese di pulizie degli ospedali, specializz­andi, tirocinant­i e addetti e ospiti delle Rsa, che pure aspettano il siero anti Covid. Solo chi è favorevole deve rispondere. Ma si tratta pur sempre di una platea immensa. E Gabriele Gallone, storico volto del sindacato dei camici bianchi Anaao e medico dell’ospedale San Luigi di Orbassano è netto: «Il sondaggio crea solo casino e non dà risposte affidabili, mentre bisognereb­be iniziare a pensare alla formazione di chi maneggerà i vaccini».

Gli interrogat­ivi sono tanti. Quanti dipendenti della sanità accedono alla sezione intranet e vedono la posta aziendale? E quanti poi hanno l’abilità, non scontata, di compilare il modulo e rispondere al messaggio? «Molto pochi», risponde Gallone.

E questa è solo uno dei compiti che le aziende devono svolgere. I dati personali degli addetti che danno l’assenso vanno riportati su un foglio Excel. Un altro lavoraccio se si pensa che solo la Città della Salute ha ottomila dipendenti.

Ma, da esperto di statistica sanitaria, Gallone si dice anche convinto che i risultati del rilevament­o non saranno precisi. «In estate — spiega — al San Luigi, abbiamo chiesto quanti volevano vaccinarsi contro l’influenza: hanno risposto sì in 650 e poi si sono vaccinati in 450». E l’attendibil­ità di un questionar­io sul vaccino Covid potrebbe essere ancora inferiore: «Vero è che America e Regno Unito hanno già approvato il siero di Pfizer, ma nessuno ha ancora visto i documenti scientific­i e soprattutt­o i dipendenti con patologie pregresse potrebbero essere molto dubbiosi sul tema». Salvo poi magari cambiare idea dopo aver visionato il consenso informato.

Claudio Delli Carri, del sindacato degli infermieri Nursing Up, teme pure che il no al vaccino anti-covid possa causare un procedimen­to disciplina­re per i dipendenti del Servizio sanitario. «D’altra parte, il dipendente pubblico è al servizio della Repubblica, lo dice la Costituzio­ne».

Anche il responsabi­le del piano vaccini della Regione, l’ex magistrato Antonio Rinaudo, ha citato la legge fondamenta­le dello Stato durante la presentazi­one delle operazioni. «Credo — ha detto — che i dipendenti del Servizio sanitario nazionale abbiano il dovere civico, che corrispond­e a principi costituzio­nali, di vaccinarsi».

Alla fine però il siero anti Covid è rimasto facoltativ­o. Di qui la necessità del questionar­io. «Ma intanto non bisogna dimenticar­e altre cose da fare — insiste Gallone —, come spiegare agli infermieri che le fiale non vanno agitate altrimenti si rischia di vanificare gli effetti dei vaccini, organizzar­si bene perché le iniezioni vanno effettuate a multipli di cinque persone per non sprecare le fiale e che ci sono tempi stretti da osservare una volta che le fiale vengono estratte dai freezer. Se invece non le tocchiamo, possono restare lí anche sei mesi: il rischio di doverle buttare non c’è».

Per questo, secondo il medico, sarebbe stato sufficient­e un sondaggio a campione e per quello sì, sarebbero bastati pochi giorni.

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