Si guadagna poco, Crollano gli stipendi
Non solo Milano, si guadagna di più anche a Parma e Piacenza Il tessuto produttivo genera fortune nel biotech, non nei servizi
Gli stipendi in Italia sono fermi da vent’anni. Ma a Torino la busta paga addirittura si è sgonfiata. E sembra non tenere il passo (seppure lento) con il resto del Paese. La terza città della Penisola per numero di abitanti è solo 12esima nella classifica degli stipendi. Il che stride per il peso specifico industriale e tecnologico del territorio. Eppure la distanza di reddito che separa il capoluogo dalle altre città italiane comincia a essere rilevante. A Torino il salario medio corrisponde a circa 31 mila euro l’anno. Quattromila euro in meno rispetto a Milano. Tanto, ma non tantissimo. Stupisce invece il distacco che si è creato con altre zone del Paese. Si guadagnano mille euro in meno rispetto a Bologna.
Gli stipendi in Italia sono fermi da vent’anni. Ma a Torino la busta paga addirittura si è sgonfiata. E sembra non tenere il passo (seppure lento) con il resto del Paese. La terza città della Penisola per numero di abitanti è solo 12esima nella classifica degli stipendi. Il che stride per il peso specifico industriale e tecnologico del territorio. Eppure la distanza di reddito che separa il capoluogo dalle altre città italiane comincia a essere rilevante. A Torino il salario medio corrisponde a circa 31 mila euro l’anno. Quattromila euro in meno rispetto a Milano. Tanto, ma non tantissimo, considerando l’alto costo della vita del capoluogo lombardo.
Stupisce invece il distacco che si è creato con altre zone del Paese: un torinese, in media, guadagna duemila euro in meno in busta paga rispetto a un abitante di Trieste o di Bolzano. Mille euro è la distanza di reddito che c’è con Genova, Bologna e Roma.
Si guadagna di più, anche se di poco, persino nei comuni di provincia, dove il costo della vita non è certo superiore a quello di Torino; come Parma, Piacenza e Varese . La geografia degli stipendi che inchioda il Nord Ovest a metà classifica (il Piemonte è appena settimo in Italia e perde una posizione rispetto al 2019 superato dal Friuli Venezia Giulia) è stata stilata da Job Pricing, l’osservatorio che fai conti in tasca ai redditi degli italiani. Come tutte le classifiche statistiche, ricordando il pollo di Trilussa, va presa con le molle. Perché il Piemonte che frena sui salari, resta una roccaforte del risparmio e delle grandi fortune: la ricchezza finanziaria dei cittadini ammonta a 115 miliardi. E sono più di 68 mila le famiglie che hanno liquidità superiori a 500 mila euro. Secondo la lista dei miliardari di Forbes nella top ten dei patrimoni italiani ci sono due piemontesi. Giovanni Ferrero con 27 miliardi, che è il 50 esimo uomo più ricco del mondo. E Gustavo Denegri (Diasorin), la cui fortuna è balzata da 1 a 5 miliardi in cinque anni, 465esimo nella classifica di
Forbes. Nutella e biotecnologie, ecco dove oggi si genera ricchezza. A cui andrebbe aggiunta l’auto della galassia Elkann - Agnelli.
Tre paperoni italiani su dieci vivono in Piemonte. E fanno correre gli affari. Con i rispettivi business. Eppure il valore aggiunto delle industrie del territorio, dal tessile alla meccanica fino ai servizi, sembra non tradursi in salari competitivi.
Come è possibile? Il nodo è allo studio degli economisti del lavoro. E dovrebbe essere nelle agende della politica. Soprattutto in una città come Torino che si candida a capitale delle nuove tecnologie e a polo attrattivo di talenti.
Ma con questi salari medi diventa complesso, se non impossibile, competere con le altre regioni europee. A meno che non si scelga la strada del low cost come stella polare dell’attrattività del territorio. In genere gli stipendi non si sbloccano per due ordini di motivi: il costo del lavoro aumenta ma non cresce la produttività. In pratica il lavoro espresso dal tessuto produttivo non genera alta redditività. E non lo fa perché, spesso, mancano gli investimenti in formazione e tecnologia che potrebbero rendere quel lavoro più competitivo.
Il fenomeno diventa chiaro se si guarda dentro la busta paga sempre più magra dei piemontesi.
A guardare la cartina tornasole dei salari si scopre che in Piemonte il valore aggiunto prodotto per addetto, la componente che genera redditività, è ancora molto basso. Lo stima l’istat mettendo a confronto retribuzioni con valore aggiunto.
In Lombardia uno stipendio da 35 mila euro genera un valore pari a 57 mila euro. In Trentino 53 mila, nel Lazio 51 mila, in Emilia 50 mila. In Piemonte 27 mila di stipendio generano 48 mila. Guadagniamo troppo poco? O non siamo più capaci di produrre ricchezza?