Leonardo Mosso, il designer che voleva la città democratizzata
A 92 anni è scomparso Leonardo Mosso: docente, semiologo, tra i fondatori del Museo del Cinema, è stato omaggiato al Beaubourg
Ha attraversato l’architettura, il design, l’arte e la cultura, sempre con un’idea forte di rinnovamento e sperimentazione, mai disgiunti dall’impegno sociale. Leonardo Mosso è scomparso ieri, a 92 anni, giovane nello spirito, nell’approccio alle cose e al mondo. «Ho scoperto un lavoro super attuale anche per la mia generazione», dichiara, commosso, Matteo Noire, 29 anni, che nella Galleria Noire di via Piossasco 29 ospita la mostra «Algorythm» (fino al 30 gennaio), la seconda in due anni dedicata proprio a Leonardo Mosso. È stato tra i fondatori del Museo del Cinema.
Ha attraversato l’architettura, il design, l’arte e la cultura non solo torinese, sempre con un’idea forte di rinnovamento e sperimentazione, mai disgiunte dall’impegno sociale. Leonardo Mosso è scomparso ieri, a 92 anni, giovane nello spirito, nell’approccio alle cose e al mondo. «Ho scoperto un lavoro super attuale anche per la mia generazione», dichiara, commosso, Matteo Noire, 29 anni, che nella Galleria Noire di via Piossasco 29 ospita la mostra «Algorythm» (prorogata fino al 30 gennaio), la seconda in due anni dedicata proprio a Leonardo Mosso e a 50 anni di ricerca sul concetto di «struttura» e sulle sue applicazioni funzionali, estetiche e sociali: «Il suo è stato un lavoro straordinario, sempre originale», continua Noire, «visionario e ricco di aperture innovative, a partire dalla democratizzazione della società e della città, attraverso l’uso degli algoritmi. Oggi l’informatica ha fatto l’esatto opposto, e credo che il suo lavoro abbia una straordinaria attualità». In mostra, strutture-ambiente costituite da listelli lignei tenuti insieme da giunti elastici. Proprio la ricerca che porterà a una delle opere più celebri, la «Nuvola rossa» allestita nel 1974 nel Museo del Risorgimento di Torino: 400 metri di listelli di legno rosso e giunti elastici in neoprene, sospesi al soffitto della sala del nuovo Parlamento.
Architetto, artista e semiologo, docente al Politecnico di Torino e in varie università europee, Leonardo Mosso è stato un attivo animatore culturale e, nel 1953, tra i fondatori dell’associazione Museo Nazionale del Cinema. Ha avuto il grande merito di aprire il dibattito italiano al mondo, al Nord Europa in particolare. Dal 1955 ha lavorato nello studio di Alvar Aalto, maestro finlandese dell’architettura e del design «moderni», per poi collaborare ai suoi progetti in Italia. È anche grazie a Mosso che l’opera di Aalto arrivò in Italia, nella grande mostra a Palazzo Strozzi di Firenze del 1965. Non è un caso che proprio al maestro scandinavo sia intitolato l’istituto Alvar Aalto – Maaad (Museo dell’architettura Arti Applicate e Design), fondato nel 1971 con la moglie Laura Castagno, oggi a Pino Torinese e ricco di stupefacenti materiali della creatività del XX secolo.
La carriera di Leonardo ha inizio con il padre Nicola. Con lui e con Livio Norzi realizza uno dei più suggestivi edifici religiosi della Torino del boom, la chiesa del Gesù Redentore a Mirafiori Sud: una delle pochissime architetture «espressioniste» in città, straordinaria per la struttura «a cristallo» dell’ampia volta traforata dalla luce. Dagli anni ’60, si dedica alla progettazione di strutture flessibili e con Laura Castagno, «compagna di lavoro, ricerca e vita», conduce studi precoci e originalissimi sullo strutturalismo, sulla programmazione territoriale attraverso il rapporto uomo-ambiente e, negli anni ’60, sull’uso dei primi computer per la gestione della forma urbana.
I meriti della sua ricerca sono stati ampiamente riconosciuti, all’estero anche da istituzioni pubbliche. Dopo aver acquisito sue opere e progetti, nel 2018 il Centre Pompidou di Parigi gli ha dedicato un’esposizione permanente, in cui sono raccolte maquette e schizzi dei suoi progetti utopici, edifici sperimentali come la Biblioteca di Pollone (Bi, 1957-60) e il Centro civico di Dronero (Cuneo, 1964-72), la Mostra delle Bandiere dei Lavoratori (con Gianfranco Cavaglià, 1978-82) nel Museo del Risorgimento di Torino, oltre al progetto di concorso proprio per il Pompidou del 1971. Al centro della sala 38, sono state disposte alcune delle più grandi strutture a giunto, che segnano le tappe della ricerca costante condotta da Leonardo Mosso sulla trasformazione delle forme: giunti fissi, giunti mobili a perno, giunti elastici di varia complessità. Oltre al «giunto Laura» dedicato alla moglie: embrione, visionario, del pensiero digitale più recente.