Il motovelodromo rinasce col padel
Nell’anno del centenario e dopo un lungo abbandono il nuovo piano che lo riqualifica
L’anno del centenario, dopo un lungo periodo di abbandono e diversi tentativi falliti di rilancio, il motovelodromo Fausto Coppi di corso Casale 144 è pronto a rinascere. Quello che fu un grande tempio del ciclismo subalpino troverà nuova (e diversa) vita ospitando sei campi da «padel», uno da calcio a 8, campi da beach volley, piscina, pista di atletica e da bici, oltre a bar, punti ristoro, spazi espositivi e una grande attenzione alla sostenibilità energetica. Questo il progetto per i 24 mila metri quadrati dell’impianto. Entro la fine dell’anno, la società Padel M2, che lo scorso febbraio ha vinto il bando per la concessione di 60 anni, presenterà le richieste di autorizzazione alla Città di Torino, al fine di iniziare i lavori entro la primavera 2021, con l’obiettivo di concluderli per il 2022. Dall’inizio degli anni Novanta il motovelodromo è inutilizzato, Fatta eccezione per sporadiche manifestazioni sportive.
Nell’anno del centenario, dopo un lungo periodo di abbandono e diversi tentativi falliti di rilancio, il Motovelodromo Fausto Coppi di corso Casale 144 è pronto a rinascere. Quello che fu un grande tempio del ciclismo subalpino troverà nuova (e diversa) vita ospitando sei campi da «padel», uno da calcio a 8, campi da beach volley, piscina, pista di atletica e da bici, oltre a bar, punti ristoro, spazi espositivi e una grande attenzione alla sostenibilità energetica. Questo il progetto per i 24 mila metri quadrati dell’impianto. Entro la fine dell’anno, la società Padel M2, che lo scorso febbraio ha vinto il bando per la concessione di 60 anni, presenterà le richieste di autorizzazione alla Città di Torino, al fine di iniziare i lavori entro la primavera 2021, con l’obiettivo di concluderli per il 2022.
Dall’inizio degli anni Novanta il Motovelodromo è inutilizzato. Fatta eccezione per sporadiche manifestazioni sportive e per il mercatino «Mercanti per un giorno», lo stadio delle bici è uscito di scena mano a mano che calava l’interesse per il ciclismo su pista. L’ultimo progetto di rilancio si ebbe nel 1998 ad opera di Mauro Tricerri, figlio di Ettore, che negli anni Settanta era uno dei tecnici della Ciclo Club Torino, società con sede all’interno del Motovelodromo. Fu scongiurato il rischio di trasformare il Motovelodromo in supermercato, ma poi arrivò il decreto di inagibilità dell’impianto.
Il più antico
Proprio quest’anno il Motovelodromo compie un secolo di vita: è lo stadio più antico del Piemonte. Come scrisse il quotidiano La Stampa, venne inaugurato il 24 luglio 1920 «alla presenza di un pubblico numerosissimo». L’inaugurazione fu un evento di tale importanza che il Cinema Ambrosio inserì fuori programma, prima dei film in cartellone, la proiezione di un filmato dedicato al grande avvenimento: «L’inaugurazione del Motovelodromo torinese».
L’impianto fu realizzato su progetto dell’architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana, già autore dello Stadium nel quartiere Crocetta, un professionista specializzato nella costruzione di grandi impianti sportivi. Si accedeva allo stadio da un ingresso ad arco in stile neoeclettico (quello che esiste ancora, affacciato su corso Casale). Oltre alle biglietterie, il Motovelodromo era dotato di due tribune sui lati lunghi dell’impianto e di un campo da calcio all’interno dell’anello di pista. «La pista — leggiamo sempre da La Stampa del 1920 — è costruita in cemento e misura 400 metri alla corda con curve sopraelevate. Essa risponde a tutti i requisiti richiesti da una pista moderna e si presterà anche alle gare motociclistiche».
Non solo ciclismo
Il Motovelodromo non era utilizzato solo per le competizioni ciclistiche o motociclistiche. Il Torino Calcio vi disputò il campionato 1925-1926; sempre qui giocò il Campionato di Divisione Nazionale 1944, torneo della Repubblica Sociale Italiana durante la Seconda guerra mondiale.
Già negli anni Venti e Trenta si pose il problema della manutenzione dell’impianto usurato dalle intemperie e dal pubblico numeroso. I costi di gestione erano elevati, la Società Anonima Motovelodromo Torinese non era in grado di sostenerli e fu per questo che l’impianto venne offerto in affitto per ogni genere di manifestazione sportiva e non: ciclismo, motociclismo e calcio, ma anche partite di rugby, gare di atletica, opere liriche, esercitazioni militari.
Oltre al Torino, sul terreno di corso Casale giocò due volte la Nazionale italiana di Calcio, curiosamente sempre contro la Cecoslovacchia: la prima fu un’amichevole, il 25 febbraio 1922, che si concluse 1 a 1; la seconda, il 17 gennaio 1926, terminò 3 a 1 per gli azzurri. Nel 1924 fu allestita l’opera lirica: una memorabile Aida di Giuseppe Verdi, cui seguì la Carmen di Georges Bizet nel 1929.
La costruzione dello Stadio Mussolini nel quartiere Santa Rita (oggi Stadio Olimpico
Grande Torino) portò il Motovelodromo al quasi abbandono sul finire degli anni Trenta. Contrariamente al parere del Coni, il Comune era convinto di poterlo riqualificare e acquistò l’impianto per affidarlo all’unione Velocipedistica Italiana. Ma l’italia entrò in guerra e le priorità divennero altre.
Il Dopoguerra
Pesantemente danneggiato dai bombardamenti del 1943, il Motovelodromo venne ricostruito nel 1947, secondo il progetto e con i materiali originali. Anche nel dopoguerra, oltre alla manifestazioni ciclistiche, la struttura fu usata come stadio per il rugby, per la ginnastica e il football americano. Sul prato di corso Casale, nel 1947, la sezione dedicata alla palla ovale della Reale Società Ginnastica si aggiudicò, per la prima e unica volta, il campionato italiano.
Le biciclette continuarono a solcare la pista, vi si avvicendarono campioni quali Binda, Coppi, Bartali, fino all’ultima vittoria di Francesco Moser nella Milano-torino del 1983. Poi iniziò il declino, dell’interesse per il ciclismo su pista e dello stadio. Nel 1980 ci fu ancora spazio per un’altra parentesi musicale, dopo l’opera degli anni ’20: la sera del 7 luglio si esibirono nel Motovelodromo i Roxy Music.
Declino e rinascita
Il 30 settembre 1990 il Motovelodromo fu intitolato a Fausto Coppi in occasione del trentennale della scomparsa del Campionissimo. Dichiarato inagibile, nel 1994 venne posto sotto sequestro dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici, che iniziò a pensare a un progetto di tutela e vincolo. Due anni dopo si costituì il Comitato di Gestione del Motovelodromo, guidato da Tricerri.
Nel 2003, per una sera, i fari del Motovelodromo tornarono ad accendersi eccezionalmente per il calcio: una partita benefica tra la Nazionale artisti tv e stelle dello sport contro la formazione dei «pierre» delle discoteche torinesi. Poi tutto si fermò, non restò altro che il periodico mercatino «Mercanti per un giorno», fino al 2015; quindi l’abbandono. Ora si riparte, c’è un progetto per riportare in vita l’impianto: appuntamento, si spera, al 2022.
Lo stadio più antico del Piemonte, dove due volte giocò anche la Nazionale e suonarono i Roxy Music, festeggia il secolo di vita e si appresta a cambiare vita