Corriere Torino

«È l’ora del carattere»

Il presidente prepara il 2021 e chiede una riscossa al suo Toro

- di Manlio Gasparotto

Era uno snodo, un bivio, uno spartiacqu­e. Si può scegliere il vocabolo che si vuole, ma la partita di sabato scorso contro l’udinese era un passaggio chiave del Torino ‘2021. È finita male, malissimo. Ma questo non significa che non ci sia stata una svolta.

L’ennesima sconfitta in casa ha fatto precipitar­e la situazione in casa-toro, senza dubbi. Ma non soltanto perché la classifica racconta una storia di 6 punti dopo 11 partite e quindi la necessità di metterne insieme una quarantina nelle prossime 27 (media 1,48 non proprio impossibil­e, ma si alzerà a ogni passo falso dei granata). Più del ko è stata la prestazion­e a far scattare l’allarme in ogni stanza. Il ritiro deciso pochi minuti dopo la resa è stata la prima risposta, ma non l’unica, nei confronti di un gruppo che nel 2020 ha smesso di rispondere prima ai comando di Mazzarri poi, a tratti, a quelli di Longo e ora — dopo prestazion­i confortant­i anche senza i risultati — anche di Giampaolo. Perché l’atteggiame­nto del primo tempo è stato quasi un tradimento.

Il presidente Cairo era deluso sabato e il tempo non fa raffreddar­e la rabbia. «I calciatori non possono, e noi non possiamo, fare delle figure quali abbiamo fatto nelle ultime 11 partite perdendone 7 e prendendo 27 gol. È una cosa inaudita» ha detto alla Gazzetta dello Sport lunedì.

L’analisi del presidente è stata lucida e profonda. Indica una strada che nelle prossime settimane si dipanerà anche sul mercato, che già sfiora. Ma prima ci sono Roma, Bologna e Napoli: «E ora credo sia fondamenta­le che i giocatori dimostrino di avere amor proprio — ha detto il presidente —. Poi se qualcuno, alla fine del campionato o anche a gennaio, preferirà andare via io non ho problemi: tutti quelli che hanno questo tipo di esigenza possono andare. Basta che me lo dicano, e noi li accontente­remo. Però... è importante che siano uomini. E dimostrino di avere quegli attributi che è importante avere in momenti difficili».

Essere uomini, dare tutto senza calcoli, senza sorrisi, senza foto o atteggiame­nti ambigui. Non servono parole dice Cairo: «Abbiamo parlato fin troppo, quel che conta è soltanto il campo, e la voglia che i calciatori hanno di far vedere che sono ancora quelli che conoscevam­o un anno e mezzo fa». La squadra che con Mazzarri infilò un girone di ritorno a ritmo Champions, e che poi si giocò lo spareggio per l’europa League. Il Toro si è fermato lì, però, e ora la società ha deciso: si cambia, chi vuol andare deve bussare alla porta e comportars­i da uomo anche fuori dal campo. «La società è sempre stata molto vicina alla squadra, e lo è tutt’ora: io sono andato alla cena con la squadra, ho parlato alla squadra, sono ritornato allo stadio. La squadra è gestita, oltre che dal mister e da tutto lo staff che è di assoluta qualità, dal nostro ds: abbiamo tutte le figure profession­ali che stanno facendo il meglio per aiutare la squadra e rendere tutto più facile. Oggi però la squadra deve dare qualcosa in più». Qualcosa in più significa correre 95 minuti, star dentro la partita, non avere paura ma la gioia di giocare a pallone. A maggior ragione in un momento così difficile, non soltanto per il Toro.

L’esempio è quello del capitano, di Andrea Belotti, che viaggia a ritmi di Ronaldo, Lukaku e gli altri top player della Serie A: «Lui è un esempio per tutti: ha fatto vedere le sue qualità, non solo calcistich­e ma di persona, di uomo che sente la responsabi­lità. Dimostra sempre di avere l’orgoglio di far qualcosa di speciale. Non a caso, è il nostro capitano. Ma ovunque è importante che la squadra sia un tutt’uno. Gli undici in campo e chi sta fuori. È molto importante». Come guardare negli occhi la Roma di Fonseca domani sera.

Le figuracce Loro non possono, e noi non possiamo, fare figure come nelle ultime undici partite perdendone sette e prendendo 27 gol È una cosa inaudita

Resta solo chi lo vuole Se qualcuno a fine torneo o anche a gennaio preferirà andare via io non ho problemi: basta che me lo dicano e li accontente­remo

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A sinistra il presidente Urbano Cairo a bordocampo insieme al direttore sportivo del Toro, Davide Vagnati: «La società è sempre stata molto vicina alla squadra, e lo è tutt’ora» ha chiarito il presidente
La società e il gruppo A sinistra il presidente Urbano Cairo a bordocampo insieme al direttore sportivo del Toro, Davide Vagnati: «La società è sempre stata molto vicina alla squadra, e lo è tutt’ora» ha chiarito il presidente
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