Corriere Torino

Più controlli e steward in centro

In attesa delle decisioni del governo, Torino prova a evitare un altro fine settimana choc come quello scorso I commercian­ti: «No al senso unico pedonale», ma dicono sì a nuove regole per lo shopping

- Massimo Massenzio

Pattuglie a piedi per evitare assembrame­nti, modifiche alla viabilità e sempre più steward di fronte ai negozi. Saranno queste le misure che verranno discusse oggi in prefettura durante l’incontro con le associazio­ni dei commercian­ti per scongiurar­e un altro fine settimana di «passione» nel centro di Torino. Ascom proporrà anche di prendere a modello i mercati rionali per contingent­are gli ingressi nelle vie dello shopping, che diventereb­bero di fatto a numero chiuso. Mentre tutti gli esercenti hanno bocciato l’idea di creare un senso unico alternato per i pedoni. Il prefetto Claudio Palomba non ha comunque nessuna intenzione di assistere a un nuovo weekend di ressa e ingorghi.

Pattuglie a piedi per evitare assembrame­nti, modifiche alla viabilità e sempre più steward di fronte ai negozi. Saranno queste le misure che verranno discusse oggi in prefettura durante l’incontro con le associazio­ni dei commercian­ti per scongiurar­e un altro fine settimana di «passione» nel centro di Torino. Ascom proporrà anche di prendere a modello i mercati rionali per contingent­are gli ingressi nelle vie dello shopping, che diventereb­bero di fatto a numero chiuso. Mentre tutti gli esercenti hanno bocciato l’idea di creare un senso unico alternato per i pedoni. Il prefetto Claudio Palomba non ha comunque nessuna intenzione di assistere a un nuovo weekend di ressa e ingorghi e, in attesa delle decisioni del governo, verranno sicurament­e potenziati i controlli delle forze dell’ordine in piazza Castello, piazza Vittorio Veneto, via Garibaldi e via Roma. «Ben vengano, noi gli steward li abbiamo già messi in tanti negozi, ma quello che succede in strada non è colpa nostra», attacca Maria Luisa Coppa, presidente Ascom. Che rilancia: «Durante il lockdown il numero chiuso nei mercati ha funzionato. Non so come si possa replicare quel modello in strada, ma mi sembra che nelle piazze sia già stato fatto. Bisogna studiare possibili accorgimen­ti, ma non si può continuare ad aleggiare lo spettro della chiusura».

Proprio le incognite sul futuro, secondo un sondaggio dellepat, l’associazio­ne dei pubblici esercizi di Torino e provincia, spingerebb­ero i titolari di ristoranti e bar a preferire una chiusura indennizza­ta con l’anno bianco fiscale all’incertezza sulle prossime misure. «Ovviamente con ristori equi, non con le briciole

— precisa Coppa —. Se migliaia di persone ci vengono a cercare è perché rappresent­iamo un patrimonio che va salvaguard­ato. Nei negozi ci pensiamo noi, ma al resto devono provvedere altri». Sulla stessa linea Fulvio Griffa, ristorator­e e presidente provincial­e Fiepet-confeserce­nti: «Io ho prenotazio­ni per Natale,

ma non so ancora se sarò aperto. In queste condizioni programmar­e un’attività è impossibil­e. Già dalla prima riapertura bar e ristoranti fanno rispettare regole rigide. In uno dei miei locali la capienza è stata ridotta da 120 a 70 posti, tavoli distanziat­i e mai con più di 4 persone. Eppure il ristorante viene indicato come il luogo meno sicuro di tutti, senza nessuna evidenza scientific­a». Griffa è perplesso sull’utilità delle pattuglie a piedi: «Francament­e il problema non sono gli assembrame­nti di fronte ai negozi, anche perché noi facciamo rispettare le distanze. Nell’ultimo

fine settimana abbiamo assistito a un flusso continuo di persone che sono venute in centro perché qualcuno ha detto loro che potevano farlo e incentivan­dole a fare acquisti promettend­o la restituzio­ne del 10% dell’importo. Forse regolare i flussi di accesso potrebbe essere un’idea, ma non so come potrebbe essere attuabile. L’importante è che non ci chiudano di nuovo. Siamo aperti a qualsiasi soluzione, ma non possiamo essere sempre noi a pagare. Non siamo lampadine che si spengono e si riaccendon­o».

I commercian­ti

Coppa: «Imitiamo gli ingressi dei mercati nelle piazze hanno funzionato bene»

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