Corriere Torino

La preside: «Ogni pretesto buono per mandarla via»

Revenge porn, al processo i messaggi della direttrice in chat con le colleghe della vittima

- Lorenzetti

I l messaggio audio ascoltato in tribunale e attribuito alla dirigente della maestra vittima di revenge porn. Diceva alle colleghe: «Prendo ogni pretesto per mandarla via. Cercate di farla sbagliare».

«Non darà le dimissioni: cercate di indurla a fare qualcosa di sbagliato così lo prendo come pretesto per mandarla via. Fatemi ‘sta cortesia, io non so più cosa fare. Ce l’ho a morte con lei e non voglio nemmeno vederla». A parlare è la direttrice dell’asilo nido in cui lavorava la giovane maestra licenziata perché il fidanzato aveva diffuso alcune sue immagini hot sulla chat del calcetto. La voce della dirigente scolastica è racchiusa in un file audio — tratto dal gruppo Whatsapp dell’asilo — ascoltato in Tribunale nel corso del processo in cui la donna (difesa dall’avvocato Valentina Zancan) è accusata di diffamazio­ne e violenza privata. Sono due i messaggi vocali che la direttrice invia alle colleghe del nido dopo aver saputo che la giovane educatrice — all’epoca 22enne — non era più disponibil­e a firmare le dimissioni. Il tono di voce e il linguaggio usati dall’imputata rivelano il clima di tensione e rancore che si respirava al nido. Ma soprattutt­o raccontano come la direttrice avesse in mente di liberarsi della maestra: doveva essere mandata via a «tutti i costi» perché c’era in gioco il buon nome dell’asilo. Quindi, doveva essere «indotta in errore», magari affidandol­e i bambini più vivaci, quelli più problemati­ci da gestire.

In questo contesto assume un valore anche la scansione temporale degli eventi. Il 26 marzo del 2018 la vittima (assistita dai legali Dario Cutaia e Domenico Fragapane) scopre da un’amica che l’ex aveva pubblicato sulla chat dei compagni di calcio diverse immagini che la ritraevano in pose erotiche. Il giorno dopo — il 27 marzo — incontra in un bar la preside dell’asilo e le confida quanto accaduto. La direttrice la invita a licenziars­i, accusandol­a di essere «incompatib­ile con il lavoro di educatrice». Aggiungend­o che «se avesse dato spontaneam­ente le dimissioni», lei «non avrebbe avvisato le altre strutture». Viceversa, «avrebbe avuto un marchio per tutta la vita». In un primo momento, la giovane rimane ferma sulle proprie posizioni. Ma poi la direttrice la convoca a un incontro con le colleghe, «sottoponen­dola a una gogna pubblica». Inutili i tentativi della ragazza di spiegare di essere lei la vittima. E così rassegna le dimissioni. Il 29 marzo, dopo essersi consultata con un legale, la maestra decide però di non convalidar­le. Poco dopo aver ricevuto la comunicazi­one, la direttrice invia due messaggi vocali alle altre insegnanti. E spiega che la ragazza rientrerà al lavoro. Ma poi aggiunge: «Sarà una guerra molto dura e vedremo se andrà avanti o no. Ci vuole portare tutti in tribunale. Ho paura che lei prenda qualsiasi pretesto per danneggiar­ci». E ancora: «Non darà le dimissioni: cercate di indurla a fare qualcosa di sbagliato così lo prendo come pretesto per mandarla via. Ce l’ho a morte con lei e non voglio nemmeno vederla».

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Revenge porn È reato diffondere foto intime ricevute dal partner

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