Corriere Torino

‘Ndrangheta, i pm chiedono 363 anni di carcere

- Massimilia­no Nerozzi

Condanne per 363 anni di carcere: sono le richieste fatte dai pubblici ministeri della Dda Monica Abbatecola e Paolo Toso (foto) per 63 imputati nel processo con rito abbreviato nato dalla maxi inchiesta «Cerbero»: l’indagine emersa con un blitz del novembre 2019, che aveva colpito le locali di ‘ndrangheta di Volpiano e San Giusto Canavese e il narcotraff­ico tra Italia e Sudamerica. Un processo che ha unito sette filoni di inchieste, dopo le indagini di guardia di finanza (Gico), carabinier­i (Ros e Nucleo investigat­ivo) e polizia (Squadra mobile) e che aveva visto l’impegno anche dei pm Livia Locci e Antonio Smeriglio, scomparso due anni fa. Per dirla con un investigat­ore, la vittoria del «metodo Loreto» (Anna Maria, il procurator­e), per l’idea di condivisio­ne e di collaboraz­ione tra forze di polizia. Pena più alta (20 anni) per Antonio Agresta (classe ‘73) e per Pasquale M. Assisi (16). Tra le accuse, l’associazio­ne mafiosa e il traffico internazio­nale di droga. Nell’l’indagine era stato arrestato Nicola Assisi, 62 anni, considerat­o uno dei più grandi broker della droga, scovato a luglio 2019 in Brasile, dai carabinier­i del Nucleo investigat­ivo del comando provincial­e di Torino. Due le richieste di assoluzion­e. Dal 21 dicembre — davanti al gup Lucia Minutella — toccherà a parti civili e difese, tra cui gli avvocati Saverio Ventura, Mauro Molinengo, Domenico Peila. Senza i benefici del rito abbreviato, le richieste pena sarebbero state di 484 anni di reclusione.

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