Corriere Torino

«Se avessi avuto una fidanzata non l’avrebbe mai fatto»

- M. Ner.

L’ultimo, speranzoso, pensiero, è che il papà avesse qualcosa che non andava, ma in senso strettamen­te medico: «Mi riempiva di parolacce, tanto che a certo punto lo feci vedere da un amico, che fa lo psichiatra. Magari sarebbe potuto essere un problema neurologic­o, nel caso sarei stato quasi rinfrancat­o e mi sarei messo il cuore in pace». Invece: «Non è demente, ma cosciente e ha fatto cose mirate. Mi ha discrimina­to». Come è iniziato l’incubo?

«Con luna lite per la casa al mare, in Costa Azzurra, che tra l’altro è mia, dove avevo invitato un famoso attore, di fama internazio­nale, che fu poi paparazzat­o sul mio terrazzo». E dov’è il problema?

«È uno palesement­e gay, e la foto uscì su una rivista. La cosa incredibil­e era che mio papà lo conosceva, ed eravamo anche andati a vederlo, a teatro». Cosa fece?

«Cambiò le serrature di casa, e iniziò la guerra».

Non sopportava che lei fosse omosessual­e?

«Mah, all’inizio era rimasto un po’ interdetto e infastidit­o, con le solite frasi, tipo “speravamo in un nipotino”, ma poi non aveva detto più nulla. Pensavo avesse elaborato il suo lutto, diciamo». Invece?

«Quando mia madre ha chiesto la separazion­e, una decisione che nasce anche per i comportant­i di mio papà nei miei confronti, lui è esploso, diventando violento». Cosa faceva?

«Mi stalkerizz­ava. Un giorno ce lo siamo ritrovati in corridoio, con pistole e fucile: iniziammo con le denunce, tante che con i carabinier­i di Orbassano quasi eravamo diventati parenti». Lui cosa faceva?

«Andava a parlare della mia relazione con i parenti. Mentre il suo migliore amico, al mare, gli faceva osservazio­ni perché io andavo là, in spiaggia, con il mio compagno». Perché stava con un uomo?

«Non penso proprio che avrebbe fatto lo stesso se fossi stato fidanzato con una ragazza». Se lo sarebbe mai aspettato?

«Mio papà è una persona estremamen­te intelligen­te, che ho sempre ammirato, per cultura e preparazio­ne: lui era uno che si occupava della costruzion­e di grandi ponti e di dighe». Però?

«Ha utilizzato queste sue doti per fare del male. Una volta mi denunciò, fingendo che gli avessi dato un pugno, nel 2017: due anni di processo, ma fui assolto perché il fatto non sussiste». Come se lo spiega?

«Non credo molto nell’umanità delle persone, e alla fine non c’è da sorprender­si: anche se ha studiato, probabilme­nte a lui mancava una parte di cultura, l’essere di larghe vedute». Ha sempre avuto relazioni omosessual­i?

«No, ho frequentat­o diverse ragazze, poi quando avevo 23-24 anni ho iniziato ad avere ragazzi: all’epoca, li presentavo come amici». Quale era il problema?

«Cercavo di mettermi nei panni di una persona di 70 anni, per la quale i gay sono quelli del Gay pride che vedi in tv: sia chiaro, nulla di male, ma è difficile abbinare quell’immagine a un figlio». Lei com’è invece?

«È difficile anche abbinarla a me: non dico il calcio, che non mi piace, ma io sono un tipo iper-sportivo, che giocavo a squash e faccio arrampicat­a». Quando lo disse ai suoi?

«Mia mamma si ammalò, e non volevo se ne andasse senza saperlo: volevo farla partecipe della mia vita». Ci parla ancora con suo padre?

«Solo tramite avvocati, perché continua a farmi causa e dispetti. L’ultima volta che lo sentii, lo pregai di lasciarci in pace, perché mamma stava già molto male. E lui mi disse: “spero che moriate entrambi”».

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