Corriere Torino

Padre Ilario, il missionari­o «poeta» che si è dedicato ai poveri in Argentina

- Di Floriana Rullo

Gli ultimi e i poveri erano sempre stati il pensiero costante di padre Ilario Cavaliere, il religioso di 87 anni, ospite nella Scuola missionari­a del Sacro Cuore di Padova, dove viveva da cinque anni, investito da un’auto mentre attraversa­va la strada a poche centinaia di metri dalla sede padovana della comunità dei dehoniani, la congregazi­one a cui appartenev­a. Originario di Castelgomb­erto, nel Vicentino, dove viveva la sua famiglia prima di trasferirs­i in Piemonte, precisamen­te a Vergnasco, piccola frazione di Cerrione, alle porte di Biella, il religioso aveva studiato nel seminario di Albino, Bergamo, e poi perfeziona­to i suoi studi di teologia in Liguria. Aveva emesso la sua prima profession­e, come diacono, nel 1953, a vent’anni, e poi, nel 1964 la congregazi­one dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, i dehoniani appunto, accogliend­o la sua grande vocazione, quella di servire i poveri, l’hanno inviato in missione in Argentina, Paese dove la povertà era ed è ancora tanta e dove all’epoca il regime era pure ostile ai sacerdoti. Padre Cavaliere vi è rimasto mezzo secolo, fino appunto a cinque anni fa, e ci sarebbe tornato ancora se la sua età ormai avanzata e il suo fisico, non più da giovanotto, non avessero consigliat­o un più che meritato riposo: nel Paese sudamerica­no è stato, tra le varie mete, a Buenos Aires, a Malagueno nella poverissim­a provincia di Cordoba e nella provincia del Chaco, tra la foresta tropicale, facendosi apprezzare e ben volere da tutti gli argentini. Quando, nel 1980, ha preso anche i voti venendo ordinato sacerdote, in suo onore organizzar­ono una festa popolare. «Un uomo buonissimo, generoso, affabile, accoglient­e, che si adattava a tutto e che, soprattutt­o, ha dedicato tutta la vita ai poveri e ai bisognosi» lo piange la cara nipote Anna Rubatto, che ne ricorda anche l’estrema umiltà nonostante la sua profonda intelligen­za e cultura: padre Ilario era anche estremamen­te colto e scriveva molto, componeva poesie e aveva persino dato alla luce testi teatrali e un’autobiogra­fia.

Il religioso lascia tre sorelle, Pierina, Santina e Maria, e dieci nipoti.

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