Corriere Torino

Il sarto che prese Torino per il collo

Oreste Mattana ha 77 anni, per tanto tempo è stato in segreto il camiciaio di Gianni Agnelli. Ma anche dell’aga Khan e di Lippi

- di Massimilia­no Nerozzi

L’incipit è da sarto, ma nell’accezione del bestseller di John Le Carré — Tinker, Tailor, Soldier, Spy ovvero Calderaio, sarto, soldato, spia — che in Italia diventò, sbrigativa­mente, La Talpa: «Qui è casa Agnelli, l’avvocato vorrebbe le sue camicie. A una condizione: nessuno dovrà mai saperlo». Da quel giorno Oreste Mattana, oggi 77 anni, allungò la lista di clienti deluxe, rompendo il vincolo del silenzio solo alla scomparsa di Gianni Agnelli. Ha smesso di fare camicie, alleviando il lockdown sulla barca a Marina degli Aregai, tra Imperia e Sanremo, ma il baule resta stipato di aneddoti. «Ho preso Torino per il collo», sorride, ripercorre­ndo quel gesto che aggiustava la misura del mondo (sartoriale). Oreste Mattana, quando ha iniziato?

«A metà degli anni Sessanta, da Rao, che poi se ne andò in Sardegna». E lei?

«Ho aperto il primo negozio, in via Cavour, sarà stato il 1974, per poi andare all’angolo con via Carlo Alberto». Nome?

«All’inizio, Chemise de Sebastian». Perché?

«Dico la verità: lo scelse l’architetto che dirigeva i lavori». Che clienti aveva?

«Tutta la Torino bene, poi gli sportivi, dai giocatori del Toro a Lippi. Tra i primi c’era il conte Balbo, all’epoca persona piuttosto nota. Mi parlava di camicie, di frac, di come andava la moda. Del circolo del Whist, in piazza San Carlo». Primo ricordo?

«Ora la gente non se l’immagina neanche, ma le camicie avevano una specie di boxer attaccati, con tre bottoni: per quello, poi, non facevano una grinza». Come spunta l’avvocato?

«Con il passaparol­a, suppongo. Un giorno, suona il telefono: “Pronto, è casa Agnelli”». Casa Agnelli?

«Sì, la leggendari­a segretaria: tutto ciò che comprava veniva fatturato a Casa Agnelli, che aveva una propria partita iva».

Che cosa le disse?

«Che l’avvocato voleva gli facessi le camicie, quelle classiche, eleganti. Ma a una condizione: la gente non l’avrebbe dovuto sapere». E i dipendenti?

«Sulle bolle di lavorazion­e io e mia moglie, Amalia, mettevano nomi falsi». Per le misure come faceva?

«Mai visto l’avvocato. Veniva sempre Stuart Thornton, il maggiordom­o: portava i campioni, e prendeva le camicie. Una sola raccomanda­zione: che i polsini fossero giusti». Cioè?

«Dovevano essere perfetti. Le spiego: alcune camicie hanno il polso leggerment­e largo, come quelle che si trovavano anche al mercato, e allora una camicia fatta su misura si vedeva dal polsino: non

ci doveva passare neanche un dito». Da lì nasce l’orologio portato sopra?

«Certo. Qualcuno disse che era per mostrarlo: ma figuriamoc­i». Che tipo di tessuti utilizzava?

«Cotone, ovviamente, i filati più belli». Colori?

«Rigorosame­nte a tinta unita: azzurro, beige, bianco. Oltre quelle da smoking». Cosa ricorda dello stile di Agnelli?

«Intanto, per i vestiti serve portamento: c’era gente che spendeva l’ira di dio, e non aveva stile. Se l’avvocato avesse trovato una camicia con il collo storto, mica voluta ma perché difettosa, il giorno seguente tutti se la sarebbero fatta fare uguale. Lo stesso se una mattina fosse uscito in mutande». È stato il suo miglior cliente?

«Non è che prendesse 50 camice alla volta: era un cliente normale». C’era chi faceva incetta?

«Ho avuto svizzeri che ne prendevano 60 alla volta. E una buona camicia su misura, costa sui 160 euro». Altri?

«Una mattina entrano due signori e alla fine me ne ordinano 15. Al momento dell’acquisto chiedo dove spedirle, e lui detta: “Karim al-husayn, place... Parigi”. Al che, alzo la testa: era l’aga Khan e il segretario. Almeno non ebbi fretta». Cioè?

«Verso le 15, arriva uno spagnolo, taglia forte, e dice: “Tutti i negozi di Torino mi hanno mandato da lei”. Era un direttore d’orchestra, si era dimenticat­o a casa le camicie da frac e la sera stessa aveva la prima al Regio». È riuscito a fargliele?

«Due».

❞ Entrò un direttore d’orchestra, aveva la prima al Regio e si era dimenticat­o le camicie a casa, Spagna: gliene feci due, entro sera

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A sinistra l’avvocato Gianni Agnelli e in basso l’aga Khan, due dei clienti che Oreste Mattana ha servito
I clienti A sinistra l’avvocato Gianni Agnelli e in basso l’aga Khan, due dei clienti che Oreste Mattana ha servito
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