Corriere Torino

I timori dei legali: «La pandemia non sia la scusa per gli arretrati»

L’ordine e la Camera penale dopo l’allarme del Pg Saluzzo «Tanti problemi che già c’erano, si investa su uomini e mezzi»

- Di M. Nerozzi

La pandemia — ragiona il presidente della Camera penale, l’avvocato Alberto De Sanctis — «non può essere l’alibi per giustifica­re la disfunzion­e del sistema giudiziari­o piemontese per i prossimi cinque anni». Una prospettiv­a, pericolosa­mente realistica, adombrata ieri sul Corriere dal Procurator­e generale Francesco Saluzzo, e che agita pure l’ordine degli avvocati: «Che non può che esprimere viva preoccupaz­ione a proposito della previsione, sul peso dell’arretrato ulteriorme­nte maturato durante il periodo Covid e sugli anni necessari, 4 o 5, per il suo smaltiment­o». È il tempo di reagire, per De Sanctis: «Paradossal­mente, deve essere un’occasione per risolvere i problemi che già esistevano». Alla André Gide: non ci sono guai, ma soltanto soluzioni.

Il consiglio dell’ordine, presieduto dall’avvocato Simona Grabbi, coglie l’occasione per ricordare l’esigenza di investire, sulla Giustizia: l’impression­e dei legali è che «la pandemia abbia messo in luce le fragilità di un sistema giudiziari­o che deve essere aiutato investendo risorse in uomini, donne e mezzi, e non intervenen­do esclusivam­ente sull’abolizione della prescrizio­ne, ponendo la parola mai alla fine del processo penale e comprimend­o così una garanzia fondamenta­le del cittadino». Di certo, tutti si sono impegnati, in questi mesi: «Si conosce il lavoro immane fatto collaboran­do con i capi degli Uffici giudiziari, da marzo in avanti, per cercare di far ripartire con i diversi protocolli il lavoro processual­e civile e penale — spiega il Consiglio

L’avvocato Simona Grabbi, presidente dell’ordine degli avvocati, e, a destra, l’avvocato Alberto De Sanctis, numero uno della Camera penale del Piemonte e della Valle d’aosta «Vittorio Chiusano»

— e da settembre in poi per non farlo fermare, nonostante le diverse difficoltà anche logistiche: il blocco delle maxi aule, e il timore degli assembrame­nti». Altro resta da fare: «Il Consiglio ha anche proposto ingressi degli avvocati facilitati dall’uso dei badge con appositi lettori proprio per evitare code e attende risposta». Propone correttivi anche la Camera penale: «In primo luogo — aggiunge De Sanctis — bisogna incidere sull’organizzaz­ione, coniugando qualità e quantità. Non ci si può rassegnare a un futuro di arretrato. E l’indipenden­za del magistrato non è incompatib­ile con un’organizzaz­ione più vicina a criteri aziendalis­tici». Altri passi: «La digitalizz­azione nell’accesso

Il badge per gli avvocati L’ordine l’ha proposto per entrare ed evitare code, ma aspettiamo ancora una risposta Processi in presenza La Camera diffida dei processi “smart” e “cool” che neutralizz­ano il contraddit­orio

agli atti processual­i rischia di creare forme inedite di burocrazia informatic­a ma, se ben utilizzata, può dare efficienza al sistema, senza ridurre i diritti». Attenzione petribunal­i». rò alle carte di cui s’è riempita l’emergenza: «Bisogna tornare al primato della Legge nel disciplina­re il processo penale — dice De Sanctis — ed evitare l’abuso di protocolli che creano sperequazi­oni territoria­li, confusione e inutile burocrazia». Morale: «I protocolli dovrebbero essere solo quelli “interni”, per migliorare il sistema organizzat­ivo dei Occhio anche, avvertono i penalisti, ai processi modello web: «Si deve uscire dalla fase emergenzia­le che ha creato pericolose suggestion­i apparentem­ente “smart” e “cool”, che celano invece la neutralizz­azione del contraddit­torio: processi da remoto con il difensore lontano dall’aula e camere di consiglio non partecipat­e (nemmeno dai giudici)».

Altro tema sollevato da Saluzzo, quello attorno all’articolo 112 della Costituzio­ne: «Ben venga un esercizio molto ponderato dell’azione penale (anche solo perché il processo è di per sé una sanzione) — commenta il consiglio dell’ordine — salvaguard­ando comunque anche nei fatti il principio fondamenta­le della sua obbligator­ietà, garanzia di uguaglianz­a del cittadino di fronte alla legge». Chiusura, sul ruolo del legale: «I numeri delle assoluzion­i non dipendono soltanto da un esercizio dell’azione talvolta superficia­le da parte della Procura o dal ricorso a istituti deflativi, ma anche dal fattivo contributo alla dimostrazi­one dei fatti e della innocenza dell’imputato da parte dell’avvocato». Sull’articolo 112 interviene pure l’avvocato Mauro Anetrini, indicato da Stampa come possibile successore di Bonafede: con l’idea di «un intervento correttivo che, sotto il controllo della legge e con criteri prestabili­ti e uniformi, consenta, ove necessario, una gradazione di priorità. Soluzione prospettat­a nella Bicamerale presieduta da Bozzi. Riforma semplice, che non esporrebbe il magistrato a rischi di azione disciplina­re e agevolereb­be la realizzazi­one degli scopi che la Giustizia persegue».

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Penalisti
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Il Procurator­e generale Saluzzo.
In alto l’intervista pubblicata ieri
Magistrato Il Procurator­e generale Saluzzo. In alto l’intervista pubblicata ieri

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