La rivoluzione silenziosa alla cinepresa
Giulia Efnael Viero vince al festival Altrimondi: «La mie tre vite in equilibrio»
La rivoluzione silenziosa? È quella della coscienza. Non è figlia della reazione a qualcosa di esterno ma è intima e parte dalla consapevolezza di sé». Giulia Efnael Viero si ispira a queste premesse per mostrare i percorsi intrapresi dai tre protagonisti del suo film d’esordio che si è appena guadagnato il riconoscimento di Miglior Documentario Debuttante al festival Altrimondi. «È il mio ingresso nel mondo del documentario — scherza — ed è stato talmente faticoso che potrebbe coincidere con il mio addio». Efnael è insegnante di yoga nel suo studio olistico torinese ma la sua opera prima non è frutto dell’improvvisazione: «Nasco come fotografa nell’ambito del laboratorio di arti integrate Flux Lab — racconta — dove entrai nel 2008». È in questo contesto che i suoi vj set, alcuni video girati per i membri del collettivo e le prime webserie la accompagnano verso la dimestichezza con la macchina da presa.
«La rivoluzione silenziosa? È quella della coscienza. Non è figlia della reazione a qualcosa di esterno ma è intima e parte dalla consapevolezza di sé». Giulia Efnael Viero si ispira a queste premesse per mostrare i percorsi intrapresi dai tre protagonisti del suo film d’esordio che si è appena guadagnato il riconoscimento di Miglior Documentario Debuttante al festival Altrimondi. «È il mio ingresso nel mondo del documentario — scherza — ed è stato talmente faticoso che potrebbe coincidere con il mio addio».
Efnael è insegnante di yoga nel suo studio olistico torinese ma la sua opera prima non è frutto dell’improvvisazione: «Nasco come fotografa nell’ambito del laboratorio di arti integrate Flux Lab — racconta — dove entrai nel 2008». È in questo contesto che i suoi vj set, alcuni video girati per i membri del collettivo e le prime web-serie la accompagnano verso la dimestichezza con la macchina da presa. «Tutto vero, ma è soprattutto grazie a un corso tenuto da Irene Dionisio che sono riuscita ad apprendere i segreti della realizzazione di un film, soprattutto nella sua fase di scrittura».
La base artistica e tecnica ne «La rivoluzione silenziosa» ci sono, dunque, e si vede; sia in termini di luci e inquadrature che in capacità di sintesi narrativa che, in appena 25 minuti, ci accompagnano nei mondi interiori dei tre protagonisti. «In effetti — sottolinea l’autrice — in questo film i miei mondi si incontrano e raccontando l’approccio alla meditazione di Daniel Lumera, vera istituzione in questo campo, cerco di riprendere con l’occhio di chi partecipa a un ritiro piuttosto che con quello distaccato tipico di un regista». Poi spiega il senso più profondo del suo docu-film: «Volevo fare intravedere le vite di Manuela, Julia e Marc durante la ricerca di un personale equilibrio. Insieme si interrogano sul senso dell’esistenza e sulla relazione tra mondo interno ed esterno fino alla possibilità di utilizzare il concetto di “rivoluzione” in modo proattivo piuttosto che reattivo».
Il racconto è ambientato in un casolare di montagna — «non importa il luogo geografico quanto la sua funzione in termini mentali» — in una dinamica costante tra occhi aperti e chiusi, spazi interni ed esterni, ricordi e consapevolezza del presente. E anche la colonna sonora, curata dalla stessa Giulia Viero con Alessandro Peiretti, immerge lo spettatore, non necessariamente iniziato a pratiche di meditazione, in un mondo «altro» che, potenza del cinema, fa ragionare e riflettere, anche a distanza.