La signorina del cinematografo, progettò il piano dedicato alle origini
Il Museo del cinema in settant’anni ha avuto una dozzina di presidenti. Una sola donna, però manager. Due hanno lasciato un segno duraturo: Renzo Ventavoli che ristruttura il Cinema Massimo, e Giuliano Soria che avvia il restauro della Mole Antonelliana. Potrei ricordare ancora Sandro Casazza che assorbe i tre festival nel Museo ma, a vent’anni di distanza, forse si è trattato di una falsa buona idea. Poi ci sono stati, dopo Maria Adriana Prolo, quattro direttori, di cui due di rilievo internazionale, Paolo Bertetto e Alberto Barbera. Di nuovo tutti maschi. Ma la cura delle collezioni è sempre stata, come direbbe Chabrol: «un affaire de femmes». Agli «anni Prolo» seguono infatti quelli che oggi, a buon diritto, possiamo chiamare «gli anni Pesenti». Donata Pesenti Campagnoni per 35 anni ha governato il passaggio del Museo del Cinema da «camera delle meraviglie» a istituzione culturale, organizzando la catalogazione, raddoppiando le collezioni, arruolando uno staff scientifico di grande livello e, quando è stato necessario, con l’incarico di direttore pro tempore, salvando il bilancio del Museo grazie a un’attenta ristrutturazione dei centri di costo. Donata infatti, entrata al Museo nel 1986 come «animatrice» in prestito dal Comune di Torino, fa parte di una generazione di operatori culturali che considera la capacità gestionale una risorsa essenziale per garantirsi l’indipendenza nella ricerca scientifica. Col suo lavoro, è diventata un’autorità negli studi di precinema, mettendo il Museo al centro di una rete di relazioni con esperti e collezioni internazionali. A lei si deve la progettazione del piano della Mole Antonelliana dedicato alle origini del cinema, che spicca per rigore scientifico e competenza storica e che le ha meritato il Premio Jean Mitry. La sua carriera culmina con la straordinaria mostra sulla Fisiognomica del 2018, di nuovo in continuità con Maria Adriana Prolo che considerava proprio la fisiognomica il suo «secondo amore». Donata a fine mese va in pensione. Anticipatamente. Ora speriamo non continuino gli anni dell’ «uno vale uno».