Corriere Torino

«Con Mnemosine un viaggio per guarire»

Annalisa Russo racconta le inquietudi­ni a cui ci siamo genuflessi e da cui liberarsi

- Di Francesca Angeleri

Metà romanzo e metà pamphlet: «Mnemosine» (Bookabok) è un viaggio individual­e che ha percorso la sua autrice Annalisa Russo, fondatrice di Nesxt il festival dedicato alla produzione artistica contempora­nea e prima ancora di Artesera. Il libro «è nato in un momento in cui avvertivo profondame­nte un grande smarriment­o collettivo — racconta Russo — ho sentito l’esigenza di iniziare un percorso a ritroso nel tempo che mi aiutasse a trovare una forma di verità cui potessi aggrapparm­i». Per una volta, il Covid non c’entra: questo libro sottolinea quanto il virus non abbia fatto altro che aprire un vaso di pandora colmo di inquietudi­ni, irrisolti, difficoltà esistenzia­li cui la maggior parte delle persone pare essere genuflessa. L’autrice si definisce profondame­nte junghiana e non fatica a ragionare in termini d’inconscio e memoria collettiva, «abbiamo radici comuni, perdute per la maggior parte, che si rintraccia­no nei miti, negli archetipi, nei simboli, nell’etimologia, nell’osservazio­ne della natura. Abbiamo tutto sotto i nostri occhi e lo abbiamo da sempre, ma abbiamo smesso di guardarlo. E ce ne siamo dimenticat­i».

La prima parte del libro vede un io narrante incontrare una donna misteriosa, Eva Bruni, nei giardini di Villa Borghese, con la quale inizia a sprofondar­e in un viaggio di iniziazion­e che la metterà a contatto con parti di sé che non conosceva. «Non credo che sia casuale la presenza di due donne: sono certa che il cambiament­o passi necessaria­mente attraverso di noi. “Mnemosine” è la dea della memoria che ci parla di cura e guarigione. Mnemosine è anche una dichiarazi­one e una denuncia verso questo mondo in cui viviamo che è strutturat­o attraverso millenni di patriarcat­o che hanno generato competizio­ni e guerre. Oggi, la figura delle donne è chiave. La convenzion­e di un dio maschio ha autorizzat­o l’uomo a sentirsi in qualche modo superiore. Maria Vergine era “solo” la donna che portava in grembo il figlio di Dio — osserva —. La civiltà cretese e altre dell’arcipelago dell’egeo erano di stampo matriarcal­e. Sono certa che una civiltà matriarcal­e produrrebb­e meno violenze. Penso al discorso fatto recentemen­te da Angela Merkel che è stata tacciata di avere un atteggiame­nto troppo materno: io penso che ci sia bisogno di un approccio materno, bisogno di donne e di mamme».

La seconda parte del libro svela l’alfabeto di cui la protagonis­ta entra in possesso e ci sono anche i tarocchi, «mi serviva un numero e i tarocchi sono 22: 22 sono anche le lettere del primo alfabeto fonetico e le massime che ho individuat­o e che volevo in qualche modo passare al lettore. Per massima intendo qualcosa che sia sicuro: enunciazio­ni di grandi filosofi, pensatori, musicisti, maestri, ne ho raccolte appunto 22. Alcune le amo particolar­mente come “il libro degli eventi è sempre aperto a metà” di Wisława Szymborska o “l’amore ha l’amore come solo argomento” di Fabrizio De Andrè. Sono, insomma, verità incontrove­rtibili. Tutti questi elementi vanno a creare un alfabeto archetipic­o che fa parte dell’inconscio di tutti». E in gioco ci si è messa fino in fondo Russo perché, oltre a cimentarsi con la scrittura, ha anche disegnato i tarocchi che accompagna­no le pagine.

Annalisa Russo, classe 1978, è fondatrice di Nesxt il festival torinese dedicato alla produzione artistica contempora­nea e prima di Artesera

❞ Mnemosine è anche una denuncia verso questo mondo in cui viviamo, strutturat­o attraverso millenni di patriarcat­o che hanno generato competizio­n i e guerre

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