«Con Mnemosine un viaggio per guarire»
Annalisa Russo racconta le inquietudini a cui ci siamo genuflessi e da cui liberarsi
Metà romanzo e metà pamphlet: «Mnemosine» (Bookabok) è un viaggio individuale che ha percorso la sua autrice Annalisa Russo, fondatrice di Nesxt il festival dedicato alla produzione artistica contemporanea e prima ancora di Artesera. Il libro «è nato in un momento in cui avvertivo profondamente un grande smarrimento collettivo — racconta Russo — ho sentito l’esigenza di iniziare un percorso a ritroso nel tempo che mi aiutasse a trovare una forma di verità cui potessi aggrapparmi». Per una volta, il Covid non c’entra: questo libro sottolinea quanto il virus non abbia fatto altro che aprire un vaso di pandora colmo di inquietudini, irrisolti, difficoltà esistenziali cui la maggior parte delle persone pare essere genuflessa. L’autrice si definisce profondamente junghiana e non fatica a ragionare in termini d’inconscio e memoria collettiva, «abbiamo radici comuni, perdute per la maggior parte, che si rintracciano nei miti, negli archetipi, nei simboli, nell’etimologia, nell’osservazione della natura. Abbiamo tutto sotto i nostri occhi e lo abbiamo da sempre, ma abbiamo smesso di guardarlo. E ce ne siamo dimenticati».
La prima parte del libro vede un io narrante incontrare una donna misteriosa, Eva Bruni, nei giardini di Villa Borghese, con la quale inizia a sprofondare in un viaggio di iniziazione che la metterà a contatto con parti di sé che non conosceva. «Non credo che sia casuale la presenza di due donne: sono certa che il cambiamento passi necessariamente attraverso di noi. “Mnemosine” è la dea della memoria che ci parla di cura e guarigione. Mnemosine è anche una dichiarazione e una denuncia verso questo mondo in cui viviamo che è strutturato attraverso millenni di patriarcato che hanno generato competizioni e guerre. Oggi, la figura delle donne è chiave. La convenzione di un dio maschio ha autorizzato l’uomo a sentirsi in qualche modo superiore. Maria Vergine era “solo” la donna che portava in grembo il figlio di Dio — osserva —. La civiltà cretese e altre dell’arcipelago dell’egeo erano di stampo matriarcale. Sono certa che una civiltà matriarcale produrrebbe meno violenze. Penso al discorso fatto recentemente da Angela Merkel che è stata tacciata di avere un atteggiamento troppo materno: io penso che ci sia bisogno di un approccio materno, bisogno di donne e di mamme».
La seconda parte del libro svela l’alfabeto di cui la protagonista entra in possesso e ci sono anche i tarocchi, «mi serviva un numero e i tarocchi sono 22: 22 sono anche le lettere del primo alfabeto fonetico e le massime che ho individuato e che volevo in qualche modo passare al lettore. Per massima intendo qualcosa che sia sicuro: enunciazioni di grandi filosofi, pensatori, musicisti, maestri, ne ho raccolte appunto 22. Alcune le amo particolarmente come “il libro degli eventi è sempre aperto a metà” di Wisława Szymborska o “l’amore ha l’amore come solo argomento” di Fabrizio De Andrè. Sono, insomma, verità incontrovertibili. Tutti questi elementi vanno a creare un alfabeto archetipico che fa parte dell’inconscio di tutti». E in gioco ci si è messa fino in fondo Russo perché, oltre a cimentarsi con la scrittura, ha anche disegnato i tarocchi che accompagnano le pagine.
Annalisa Russo, classe 1978, è fondatrice di Nesxt il festival torinese dedicato alla produzione artistica contemporanea e prima di Artesera
❞ Mnemosine è anche una denuncia verso questo mondo in cui viviamo, strutturato attraverso millenni di patriarcato che hanno generato competizion i e guerre