Roberto Cota passa a Forza Italia e attacca Damilano: «Il civismo non basta»
L’ex presidente lascia la Lega: Salvini l’ha stravolta
«La politica mi mancava, non lo nego. Ma niente Lega: non è più il partito che conoscevo». L’ex presidente del Piemonte Roberto Cota, fedelissimo di Bossi, rientra in gioco a pochi mesi dalle comunali di Torino e Novara, le sue due città. Ma lo fa con Forza Italia. «Non ho aderito al passaggio tra la Lega Nord e la Lega di Salvini. FI è l’approdo naturale».
«La politica mi mancava, non lo nego. Ma niente Lega: non è più il partito che conoscevo». L’ex presidente del Piemonte Roberto Cota, fedelissimo di Bossi, rientra in gioco a pochi mesi dalle comunali di Torino e Novara, le sue due città. Ma lo fa con Forza Italia. Perché lascia la Lega per Forza Italia?
«Nel 2020 non ho più rinnovato la tessera e sono libero. Non ho aderito al passaggio tra la Lega Nord e la Lega di Salvini. E Forza Italia è l’approdo naturale della mia anima federalista e moderata». Non riconosce più la «sua» Lega, quella di Bossi, con il partito di Salvini?
«Non sto a dire se sia meglio o peggio, e se Salvini sia bravo o cattivo. Solo la trovo profondamente diversa». E che cosa l’ha spinta a questo ritorno in politica?
«È un ritorno ideale: darò quello che mi chiederanno, con il massimo impegno. Ma non ho chiesto incarichi, non voglio abbandonare l’investimento fatto nella mia professione di avvocato». Quindi non si candida?
«Ad oggi non rientra nei miei programmi, sarei più una figura di supporto. Poi, si vedrà». Negli ultimi temi il partito di Berlusconi è apparso in declino…
«A me non è mai piaciuto lo sport di chi sale sul carro presunto vincitore. Detto ciò, ritengo che Forza Italia abbia tenuto un atteggiamento coerente e costruttivo, e che abbia un grande spazio dinnanzi a sé». È stato lei a decidere di tornare in campo o l’hanno corteggiata?
«Se dicessi che la politica non mi manca, mentirei. Ma non avevo tutta questa fregola di tornare a occuparmene, è nato tutto un po’ per caso. Io sono amico del deputato Diego Sozzani da anni e Roberto Rosso è mio vicino di studio a Torino. Poi ho conosciuto il coordinatore regionale Paolo
Zangrillo e mi è piaciuto perché mi è sembrata una persona normale, lontana dal teatrino della politica. Come me in questi ultimi anni». Cosa può fare il centrodestra per Torino?
«Vincere. C’è una congiuntura astrale e contingente favorevole, e spero venga colta. La giunta Appendino ha perso elettorato, e la sinistra è in difficoltà nel scegliere il candidato e nell’accordo con i 5 Stelle (innaturale come è stato con la Lega). Insomma, abbiamo un’autostrada spianata, o per lo meno una strada aperta in una realtà sempre molto difficile come Torino». Paolo Damilano o Claudia Porchietto?
«Chiunque sarà, farò la mia parte». Ma preferisce un politico o un civico?
«La società civile va coinvolta, ma questo non deve necessariamente trasformarsi in una candidatura diretta, come se fosse un marchio. Torino si è fermata, serve una strategia per tornare ad essere il secondo polo della più grande area industriale europea insieme a Milano».