«Chiamparino sarebbe il candidato ideale» Portas spariglia. E sfida Lo Russo e Salizzoni
Il leader dei Moderati: Sergio da solo vale il 6% dei voti in più, ma lui non vuole farlo
Anni fa, alla fine del secondo mandato di Chiamparino, aveva addirittura tappezzato la città di manifesti: «Grazie Sergio!». E anche se si schermisce sminuendo l’eccezionalità dell’evento («Li ho fatti fare anche per Fassino; e di certo non li farò per Appendino»), Mimmo Portas non nasconde una certa passione per il sindaco olimpico: «Con lui Torino ha vissuto uno dei suoi momenti migliori». E il suo non è solo un amarcord. Tant’è che il leader dei Moderati ammette di averci provato. «Io ho insistito già quest’estate — svela Portas —, sono andato a prendere un caffè sotto casa sua, in piazza Vittorio, e gli ho detto: “Sergio, candidati tu”». La risposta? «Mi ha mandato a stendere in piemontese: “Ho già dato”».
Eppure negli ultimi giorni le voci su un possibile ripescaggio di Chiamparino come candidato alle prossime comunali sono tornate a farsi sentire. «Io ci ho messo una pietra sopra — assicurare il numero uno dei Moderati —, ma sarebbe il candidato ideale, è matematico». Che c’entrano i numeri? È presto spiegato: «Alle ultime regionali — ricorda — Chiamparino ha vinto in città prendendo da solo il 5 per cento in più dei voti rispetto alla somma di tutte le liste che lo sostenevano. Per non parlare delle preferenze disgiunte, un altro 1 per cento. E questi non sono sondaggi, sono voti veri». Insomma, per Portas sarebbe un cavallo vincente: «Ma lui non vuole, e dunque non restano che Stefano Lo Russo e Mauro Salizzoni».
Chi dei due, tra il capogruppo dem e il chirurgo, sarebbe preferibile? «Mi accreditano tra gli sponsor di Lo Russo, e mi fa piacere perché è una persona competente — riconosce il leader moderato —. ma a me andrebbe bene anche Salizzoni, se dimostrasse di avere un’idea vincente». Il problema è sbrogliare la matassa. «E farlo in fretta — incita Portas —, perché se si vota in primavera, entro gennaio bisogna avere il candidato sindaco». Va dunque compiuta una scelta. E il deputato avanza una sua proposta di metodo: «Chiederò per iscritto alla segreteria del Pd di organizzare un dibattito tra Lo Russo e Salizzoni». Una specie di confronto all’americana, dove i due aspiranti candidati «illustrino il loro progetto di città, e si prestino ad essere interrogati sulle loro idee: così da permettere a tutti gli alleati di farsi un’idea». Perché c’è una cosa di cui Portas è convinto: «Paolo Damilano non va sottovalutato. Non era mai successo prima che il centrodestra schierasse uno della “Torino bene”».