Asti, muore a tredici anni per i botti di Capodanno
Vaccinarsi è un diritto non uno slogan di parte
Secondo un sondaggio Ipsos per il «World economic forum» (18 mila intervistati in 15 Paesi), bassa è la percentuale di coloro che vorrebbero vaccinarsi subito contro il Covid: 12% in Francia, 13% in Spagna e 24 % in Italia. Poi ci sono «No vax», negazionisti e complottisti (dal «non ce n’è coviddi», fino a Radio Maria...), tutta gente che farà a gara per opporsi alla vaccinazione.
La baracca di legno e lamiera dove Hay Rudin Seferovic viveva assieme ai genitori e ad alcuni dei suoi 14 fratelli è seminascosta da un cumulo di copertoni. Il tetto è ricoperto di neve, iniziata a cadere copiosamente dopo mezzanotte, quando la vita del tredicenne cresciuto nel campo nomadi di via Guerra, ad Asti, si era ormai spezzata a causa dell’esplosione di un petardo che gli ha dilaniato il braccio e squarciato l’addome. Il giovane Hay, appena 13enne, è stata l’unica vittima dei botti di Capodanno in Italia.
Sta di fatto che nel nostro Paese il clima è già sufficientemente avvelenato senza che occorrano nuove polemiche e lacerazioni, per cui le obiezioni e resistenze alla vaccinazione vanno superate prima di tutto con un attento lavoro di persuasione sul piano farmacologico e psicologico, cercando di convincere senza costringere. Non sarà semplice. In Piemonte e in ogni altra Regione si dovrà lavorare ad una massiccia campagna vaccinale che pianifichi al meglio stoccaggio e somministrazione delle fiale. Essendo impossibile vaccinare tutti subito, occorrerà scaglionare le persone (secondo criteri comunicati ufficialmente) per stabilire i tempi e l’ordine di vaccinazione, individuando i soggetti più deboli sui quali è doveroso intervenire con precedenza, come gli operatori sanitari e gli altri incaricati di servizi essenziali che li portino a contatto col pubblico, fino agli anziani con gravi patologie . A costo di urtare la suscettibilità di coloro che mettono il freno a mano al cervello: tipo il tizio che ha segnalato come «il piagnisteo sulle vittime [abbia] stufato», in quanto “per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando la vita nel lungo termine a un sacco di giovani” .... Per fortuna il tizio ha responsabilità pubbliche in quel di Pavia e si spera che non trovi emuli nel nostro Piemonte. Se poi fosse necessario, il quadro normativo è chiaro. L’articolo 32 della Costituzione stabilisce innanzitutto ( 1° comma) che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Poi aggiunge (2° comma) che «nessuno può essere obbligato ad una determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Dunque la legge ben potrebbe rendere obbligatoria la vaccinazione per «l’interesse della collettività», posto che a farci uscire davvero dal tunnel sarà soltanto il raggiungimento della cosiddetta «immunità di gregge», che si ottiene quando il vaccino viene somministrato almeno al 60/70 % della popolazione. Dunque, un’evidenza pressoché matematica potrebbe alla fine far pendere la bilancia verso l’obbligatorietà della vaccinazione. E non sarebbe un abuso di potere, men che mai l’espressione di una sadica dittatura sanitaria, ma semplicemente una cautela indispensabile, se davvero si vuol tutelare la sicurezza sanitaria come diritto e bisogno collettivo. Senza farne soltanto una parola d’ordine o magica. Peggio ancora, una specie di totem che trasformi il bisogno di sicurezza in «opportunità» da piegare ai propri interessi di bottega.