Corriere Torino

Per non chiudere mai più trasporti e tracciamen­ti

- di Chiara Sandrucci

Una scuola senza Covid a settembre. Così la presentano i presidi negli «open day» per le iscrizioni al via il 4 gennaio, così se l’aspettano i genitori che non fanno domande sulle misure anti contagio. Ma mancano ancora molti mesi a quel traguardo. Il 2020 si è appena concluso nel peggiore dei modi, con 138 giorni a casa: 105 tra febbraio e giugno per ogni ordine e grado, poi la pausa estiva e altri 33 tra novembre e dicembre per le superiori e le seconde e terze medie. In presenza, soltanto quattro mesi su dodici, un’ottantina di giorni in classe su 365. Tutto il resto in didattica a distanza. Una misura che ha suscitato un’ondata di polemiche e la protesta contro la Dad lanciata da Anita (nella foto), 12 anni, la prima a seguire le lezioni online all’aperto a Torino. Perché la scuola riapra e resti aperta per tutti, dovrà essere sostenuta da una rete di trasporti che garantisca sicurezza negli spostament­i e da un sistema di tracciamen­to che non vada più in tilt. I due pilastri che finora sono mancati. Il 2021 doveva essere già l’anno del recupero, dopo il primo lockdown. Forse lo sarà per nidi, scuole dell’infanzia e primarie, rimaste aperte se pur tra una quarantena e l’altra.

Ma il timore diffuso è che per le secondarie si riveli una fotocopia di quello passato, almeno fino a primavera inoltrata. L’anno scolastico 2020/21 è già da molti considerat­o ipotecato, i presidi si preparano a ripartire con una quota in presenza tra il 50% e il 75%.

Tanto che per l’esame di maturità si comincia a parlare di una replica del maxi orale senza prove scritte come l’anno scorso. La grande sfida sarà recuperare chi si è perso per strada a causa delle difficoltà a seguire la Dad, solo con il telefono, il wi-fi che non c’è o in case sovraffoll­ate. Ma non solo.

«Nel 2021 bisognerà riflettere seriamente sull’esperienza che sta condiziona­ndo due anni scolastici — osserva Tommaso De Luca (foto), preside di lungo corso dell’istituto tecnico Avogadro — Chiederci cosa abbiamo imparato, quale didattica si potrà salvare, quali infrastrut­ture abbiamo messo in piedi». Che cosa resta in questo disastro, insomma, per ricostruir­e una scuola diversa.

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