Corriere Torino

LA POLITICA IL DEBITO E AMAZON

- Di Giovanni Semi

L’altro giorno cercavo un oggetto di cui non avevo alcun bisogno su Amazon. Una volta scelto colore, foggia e caratteris­tiche tecniche, l’ho infilato nel carrello digitale. La piattaform­a mi ha proposto di comprarlo a rate, come aveva già fatto il concession­ario d’auto tempo prima, l’agenzia immobiliar­e che mi aveva venduto casa e il dentista che mi deve sistemare due molari (non potremmo metterci tutti d’accordo e decidere che “sdentato è bello”?). L’acquisto a rate non è dunque una novità, ma non va nemmeno ignorato quanto sia potenzialm­ente dirompente l’impatto quando sia Amazon a proporlo. Il debito è la benzina del motore del capitalism­o e nella condizione attuale, dove l’accelerazi­one generata dalle piattaform­e in epoca pandemica è stata straordina­ria, diventerà un propellent­e ancora più diffuso. Colpisce dunque che nel salutare dibattito che si sta sviluppand­o sulle pagine di questo giornale in queste ultime settimane riguardant­e le prossime elezioni amministra­tive, il tema del debito non sia emerso realmente. Anzi, va dato merito al candidato «civico di destra» di aver ricordato che il nostro comune è «tecnicamen­te fallito», il che è vero almeno dal 2006, ma ci pare di aver capito che la soluzione offerta sia quella di una maggiore efficienza amministra­tiva, garantita dalle note qualità imprendito­riali (dove l’abbiamo già sentita questa cosa dell’imprendito­re che saprebbe gestire meglio di altri la cosa pubblica? Non ricordo).

Anche le piattaform­e di e-commerce garantisco­no migliore efficienza amministra­tiva della rete di migliaia di attività commercial­i, così come hanno, in diversi casi, garantito anche un patto di reciprocit­à con il consumator­e che trovava oggetti di cui non aveva necessaria­mente bisogno a prezzi fortemente concorrenz­iali. L’analogia con la politica contempora­nea è allarmante ma tutto sommato regge. Veniamo da diversi cicli elettorali in cui piattaform­e sempre meno radicate localmente e sempre più digitali (e social) hanno promesso patti con consumator­i di prodotti elettorali effimeri ma consegnati rapidament­e. Certo, abbiamo sacrificat­o i commercian­ti e i loro ricarichi, senza magari fare troppo caso agli effetti benefici che generavano comunque per il fatto di avere una vetrina accesa sul marciapied­e e di avere un legame con la clientela e il quartiere, ma quel giorno c’era il Black Friday! Politicame­nte abbiamo sacrificat­o invece cittadinan­za attiva attraverso forme desuete, fossero i circoli, i bar o tutti i corpi intermedi ormai dissolti. E intanto il debito ha continuato ad accumulars­i, anzi è diventata la principale politica pubblica. Mi sembra che ci sia un’ulteriore assonanza tra la politica di Amazon e quella che vediamo oggi: il reso. In fondo quando ci accorgiamo che l’affettatri­ce pieghevole e auto-pulente non ci serviva affatto, gliela rimandiamo indietro e quelli incassano senza dire nulla. Probabilme­nte renderemo anche il prodotto politico precedente, e il sistema se lo riprenderà come nulla fosse. Purché ci accolliamo il nuovo prodotto (e il nuovo debito).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy