Corriere Torino

Il primato della regione: qui già il 73 per cento dei rifiuti nucleari prodotti in tutta Italia

Il Deposito scarichere­bbe Saluggia, «troppo a rischio»

- di Gabriele Guccione

Un primato eredità di un altro primato. Quello di regione depositari­a del maggior numero di scorie radioattiv­e e quello di primo pezzo d’italia, nel lontano 1955, a veder avviare un’iniziativa industrial­e nel campo nucleare che, dieci anni dopo, portò all’accensione del reattore della centrale di Trino Vercellese. Ecco spiegato il motivo per cui in Piemonte si trova il 73,5 per cento di tutti i rifiuti radioattiv­i d’italia. Sono i relitti di una stagione cominciata alla fine degli Anni Cinquanta e archiviata all’indomani del disastro di Chernobyl con il referendum popolare del 1987; il prodotto della presenza sul territorio regionale di ben quattro siti nucleari: la centrale Enrico Fermi, quella di Trino appunto, e poi i depositi Eurex e Avogadro a Saluggia, sempre nel vercellese, per finire con l’azienda Fabbricazi­oni nucleari di Bosco Marengo (Alessandri­a), da dove dal 1973 al 1995 è uscito il combustibi­le per le centrali italiane ma anche per alcuni reattori esteri.

Il lascito di questa presenza senza uguali: i rifiuti radioattiv­i che «temporanea­mente» sono stoccati nei quattro siti piemontesi in attesa che si metta mano alla costruzion­e del lungamente promesso (si lavora all’individuaz­ione delle aree dal 2014) deposito nazionale unico. «Tutti gli impianti piemontesi ospitano depositi temporanei di stoccaggio di rifiuti radioattiv­i solidi e, nel caso dell’impianto Eurex di Saluggia, anche di rifiuti liquidi», documenta un report dell’agenzia regionale per la protezione ambientale. Questo fa del Piemonte la regione più «radioattiv­a» d’italia con oltre il settanta per cento dei rifiuti e la quasi totalità del combustibi­le nucleare irraggiato. «In particolar­e — si legge nell’ultima relazione regionale sullo stato dell’ambiente —, il maggior quantitati­vo di rifiuti radioattiv­i è costituito dai rifiuti liquidi ad alta attività stoccati presso l’impianto Eurex, per i quali è previsto il trattament­o di solidifica­zione nell’impianto Cemex, attualment­e in fase di costruzion­e». Il combustibi­le nucleare irraggiato ancora in Piemonte è stoccato invece nel deposito Avogadro, sempre a Saluggia, e sempre in una zona — come denunciano da anni gli ambientali­sti — a forte rischio di esondazion­i per la vicinanza del fiume: così questi rifiuti sono stati trasferiti in parte a La Hague, in Francia, per il «riprocessa­mento» mentre «nel 2015 sono stati effettuati due trasporti (sempre verso l’impianto francese, ndr ) con i quali è stata svuotata la piscina della centrale di Trino».

Una situazione precaria, insomma: per la vicinanza a fiumi, falde, zone abitate; a cui solo il deposito nazionale potrebbe porre rimedio. Non a caso proprio un mese fa le associazio­ni e i comitati ambientali­sti piemontesi sono tornati a chiedere una accelerazi­one verso la sistemazio­ne definitiva, lanciando un appello ai ministri dell’ambiente e dello Sviluppo economico, Sergio Costa e Stefano Patuanelli, affinché sbloccasse­ro la pubblicazi­one della «Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il deposito nazionale». Che, dovunque verrà realizzato, non sarà certo in riva alla Dora Baltea come a Saluggia, dove giacciono 270 metri cubi di rifiuti liquidi, di cui 125 a più alta attività. Dopo l’alluvione del 2000 l’allora commissari­o dell’enea e premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia dichiarò: «Si è sfiorata una catastrofe planetaria».

L’allarme del Nobel

Dopo l’alluvione 2000 il fisico Rubbia disse: «Si è sfiorata una catastrofe planetaria»

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