«Ciao», bentornati anni Sessanta
A San Salvario nascono i poster che promuovono la cultura pop italiana del passato
Recuperare l’estetica e promuovere la cultura popolare italiana degli anni Sessanta (ma anche Settanta e Ottanta): è questo l’obiettivo del progetto «Ciao» nato a San Salvario da un’idea di Andrea Nissim e Federico Baldi. Tenco, Vanoni, Battisti, Battiato, Rino Gaetano. Attraverso frasi delle canzoni di quegli anni, stampate su poster che vengono attaccati ai muri per coprire scritte razziste, si tramanda alle nuove generazioni la storia del nostro Paese.
E anche 70, 80 e 90: recuperare l’estetica e promuovere la cultura popolare italiana di quei decenni è l’obiettivo del progetto nato a San Salvario. I poster vengono attaccati sui muri per coprire scritte razziste
Il primo segnale lo hanno lanciato con una frase di Luigi Tenco, l’ultima, la più famosa. Sui muri di via Berthollet, al posto di una scritta razzista è comparso un manifesto con scritto: Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Così è nato Ciao, un progetto culturale che ha l’obiettivo di recuperare l’estetica degli anni Sessanta e Settanta e promuovere la cultura popolare italiana di quei decenni. Da tre anni, sui muri di San Salvario sono spuntate le migliori strofe del nostro passato, Franco Battiato La tua pelle come un’oasi nel deserto, Ornella Vanoni Amore fai presto, io non resisto, se tu non arrivi, Rino Gaetano E tu prendevi la mia mano, ovviamente Lucio Battisti Inseguendo una libellula in un prato. Tutto targato Ciao. «Abbiamo scelto questo nome per presentarci perché è una parola italiana universalmente ricononosciuta sciuta, si chiamava così anche la mascotte dei mondiali di Italia 90», spiegano i fondatori del collettivo torinese, Andrea Nissim e Federico Baldi, classe 1983 e 1989 ma culturalmente e musicalmente figli di Mogol e dei festival di Sanremo in bianco e nero. «Non è solo nostalgia, ma piuttosto desiderio di non dimenticare un momento storico in cui eravamo avanguardia, nel design, nell’arte, nei discorsi politici, nella canzone italiana leggera, che è la nostra prerogativa». Un altro manifesto recita Più Tenco meno tecno. C’è ancora vita oltre il rap e la trap, Liberato, l’elettronica.
«Ci interessa l’energia di un tempo, il modo in cui eravamo visti all’estero. In quegli anni anche i discorsi dei politici erano seducenti, parlavano tutti bene. Oggi la tv commerciale ha cambiato anche il linguaggio, lo ha reso più volgare». Non sono solo canzonette, ma la storia del nostro passato, che merita di essere scoperta, coe imparata a memoria anche dalle nuove generazioni. Per questo nelle serate organizzate da Ciao (prima della pandemia) si suonava (e si suonerà) Mina, Venditti, i Cccp, Fiori rosa, fiori di pesco, Lucio Dalla, Paolo Conte e tutto il nostro miglior repertorio musicale. Durante i mesi del lockdown, quando la musica dal vivo è finita, i ragazzi di Ciao hanno deciso di mettere in vendita i loro poster in edizione limitata: canzoni anni Sessanta, Settanta e Ottanta con grafiche che richiamano quel periodo, realizzati con carte di pregio in copie numerate a mano. Oltre a Il cielo in una stanza, Il mare d’inverno e tutti quei ritornelli che hanno contribuito a formare la nostra coscienza collettiva, a trovare le parole giuste da dire, Nissim, Baldi insieme a Giulio La Ferrara hanno ricreato anche i manifesti politici di quel tempo, aggiungendo ai vecchi simboli, una nuova ironia. Lo scudo crociato della Democrazia Cristiana, rivisto da Ciao, diventa lo sfondo su cui scrivere Ballate, e il garofano rosso del Partito socialista italiano il manifesto di un nuovo partito, quello della discoteca. Da Sigonella a Riccione, dalle fosforescenti luci dei nuovissimi club alle vecchie sale da ballo. Una delle prime operazioni culturali del collettivo made in San Salvario è stata lanciare una petizione per portare il catalogo di Lucio Battisti online. «Eravamo sconvolti che nel 2018 non ci fosse ancora. Per noi rappresentava un problema culturale ed educativo: Battisti è casa nostra, casa di tutti». In pochi mesi hanno raccolto cinquemila firme e nonostante vogliano ribadire di non avere nessun merito nella vicenda, poco tempo dopo la petizione Battisti è andato online, su Spotify. «Lui è uno dei punti rimasti nella cultura italiana, ha ancora forza, anche se sempre meno per i ragazzi più giovani». Per questo Ciao continua a stampare manifesti, a futura memoria. «Con le nostre scritte abbelliamo sempre, non sporchiamo mai. Ci piace usare le parole di Battisti e di tutti gli altri per coprire scritte razziste e misogine». No, non è solo un’operazione nostalgia.