Corriere Torino

Torino punti a Expo 2035 Un «piano di rinascita» per tornare centrale

Negli ultimi vent’anni si è puntato su cultura e turismo Sono settori che oggi valgono solo il 20% del Pil

- Di Mino Giachino

Il dibattito aperto da Paolo Verri sul Corriere è importante perché finalmente si passa dalla discussion­e sulle trame e sulle possibili candidatur­e a quella molto importante dei programmi. La nostra Città si trova in una fase di passaggio molto complicata è difficile perché non sa più cosa è. Eppure la Città è stata amministra­ta per 23 anni dalla stessa politica. E la Amministra­zione 5 stelle per quante scelte sbagliate non può aver distrutto tutto in 5 anni.

Torino non sa cosa ne sarà del suo futuro automobili­stico , un settore che vale ancora un quarto della sua economia, dopo l’accordo con Peugeot. Torino che da Castellani in poi aveva puntato tutto sul turismo, sulla cultura e sul Loisir ha scoperto solo nel rapporto Rota di quest’anno che tutti insieme questi settori non valgono il 20% del Pil torinese e piemontese. Molto ma troppo poco per rappresent­are il nostro futuro. Aver capito tardi questo dato è stato l’errore più grave delle ultime Amministra­zioni. I professori Bagnasco, Berta e Pichierri che hanno consigliat­o Castellani, Bresso e Chiamparin­o nel loro bel libro su «Chi ha fermato Torino» uscito nel Giugno scorso ci hanno detto che Torino si era fermata nel 2008. Capirlo subito avrebbe fatto la differenza perché si sarebbe potuto prendere le contromisu­re come accelerare la TAV e la Linea 2 della Metropolit­ana, due opere importanti­ssime ma che procedono con una lentezza inaccettab­ile. Ecco perché, a mio parere, chi si candida a Sindaco dovrebbe fare , come farebbe un buon amministra­tore, la «due diligence» sia sullo stato della economia cittadina sia sui conti del Comune e promettere di presentare alla Città ogni anno il Bilancio economico e sociale del suo lavoro. Chi andrebbe da un medico che si accorge dopo 12 anni della tua malattia?

Per capire cosa fare per fermare il declino e per Ripartire è più facile se ci si da una vision almeno al 2035 così possiamo porci da un lato obiettivi importanti ma dall’altro lato ci aiuta a vedere le condizioni impegnativ­e per recuperare un ruolo chiaro tra le Capitali europee del futuro. Il 2035 perché Torino deve lavorare a porre la candidatur­a a organizzar­e Expo 2035 sapendo che tra il 2030 e 2032, con l’arrivo della TAV, la nostra Città sarà inserita nella Rete europea dei Trasporti del futuro che la renderà nuovamente centrale nella rete dei traffici e dei trasporti merci e passeggeri. La Tav stimo possa portarci due milioni di turisti esteri all’anno.

Sarà importanti­ssima la governance del Competence Center, del Manifactur­ing Center e del nuovo Centro per la Intelligen­za artificial­e arrivato a Torino grazie alla grande intuizione di don Luca Peyron, all’impegno di Marsiaj e alla determinaz­ione di Appendino. Per il Centro della IA Il modello dovrebbe essere quello dell’iit di Genova che, nato da una intuizione di Tremonti e Berlusconi che lo inserirono nella Finanziari­a del 2003, oggi è leader mondiale nel suo settore. Torino per ripartire ha bisogno di grandi investimen­ti da parte dei capitali torinesi ma anche di quelli esteri, ma Torino deve riuscire ad attrarre ancora di più giovani studenti di tutto il mondo. Una Città che attrae ragazzi interessat­i alla Innovazion­e e alla Mobilità del futuro diventereb­be ancora più attrattiva di investimen­ti esteri. Torino in una parola deve togliere i tappi che l’hanno bloccata in questi anni dalle rotonde intasate alla mobilità del centro. Se queste sono alcune indicazion­i sul futuro, il Nuovo Sindaco dovrà contempora­neamente curare le gravi ferite che la crisi da Covid e da Lockdown ha inferto alla rete commercial­e cittadina, alle partite IVA e alle piccole aziende artigianal­i. Qui dovrà fare molto di più di quanto hanno fatto fin qui le nostre banche. Sapere che alcune migliaia di piccole aziende che pur avendo problemi legati alla bassa crescita economica degli ultimi quindici anni continuava­no a garantire posti di lavoro, rischiano di avere il colpo di grazia a causa dei Lockdown governativ­i e perché non hanno ricevuto il Credito garantito al 100% da parte dello Stato, è inaccettab­ile.

Ecco perché il nuovo Sindaco che dovrà rilanciare Torino dovrà proporre alle aziende, ai sindacati, alle banche un patto di rinascita che favorisca la ripresa delle attività, che rilanci l’edilizia attraverso la riqualific­azione delle Periferie , che favorisca la attrazione di nuovi investimen­ti esteri, che spinga il Governo a prevedere nel Recovery Plan investimen­ti e una politica industrial­e per l’auto e per la mobilità del futuro valorizzan­do il ruolo della Authority dei Trasporti che con grande fatica abbiamo strappato alcuni anni fa a Roma. Per riuscire in questo compito così impegnativ­o ci vorrà un Sindaco molto coraggioso e determinat­o, che conosca bene l’economia torinese, che abbia esperienza di tavoli governativ­i e che senta dentro di sé forte la domanda di riscatto della metà della Città che sta male e che sappia fare squadra con le migliori energie e intelligen­ze torinesi e che sappia far capire a Roma che la ripartenza di Torino è un interesse generale. Cosa va bene a Torino va bene al Paese avrebbe detto oggi l’avvocato.

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Investimen­ti e cantieri Uno tra i nodi centrali per la ripartenza anche economica di Torino

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