Crepaldi, il giramondo che vuole riprovarci
A trent’anni il vercellese Erik Crepaldi è più determinato che mai a provarci ancora, ripartire dall’attuale classifica ATP (559) e ritoccare nel 2021 il suo best ranking, datato 2014, da numero 282 del mondo: «Quando arrivi lì – dice, reduce da sei tornei in Egitto, tre a Sharm El Sheikh e tre al Cairo, con due semifinali e una finale – vuol dire che il livello ce l’hai. Devi crederci e sfruttare le occasioni, entrare in campo con il giusto atteggiamento». Atteggiamento, termine magico che ripete più volte perché può fare la differenza: «Se sei sereno fuori campo lo sei anche dentro – afferma con quel candore che ne ha sempre contraddistinto le gesta – e in questo momento sono in sintonia con la mia persona. Il 2020 è stato un anno strano, per tutti. Ero partito per l’egitto e al 2° torneo è arrivato lo stop, il lockdown, ho continuato gli allenamenti però mi mancavano i match. Così non appena si è potuto tornare in campo l’ho fatto e ho spinto un po’ troppo, procurandomi uno stiramento al bicipite femorale. Alcune settimane di stop poi mi sono dedicato agli Open, vincendone uno e arrivando in semifinale in due, poi un quarto. A fine ottobre la ripartenza per l’egitto, da numero 606 del mondo, e circa 50 posizioni guadagnate. Bilancio positivo che mi fa ben sperare per il 2021: dovrei iniziarlo con dei futures, poi spero prendendo altri punti di potermi rivolgere ai Challenger».
Mancino talentuoso, da ragazzo cercava di imitare, anche per caratteristiche, il gioco di Agassi. Oggi ammira Federer, qualche anno fa Davydenko e il giapponese Nishikori, per timing e capacità di trovare angoli e spezzare il ritmo del rivale. Ama l’australian Open, sul cemento, lo ha giocato a livello junior. Quando non gioca ascoltennis,
Erik Crepaldi, 30 anni, ha giocato gli ultimi tornei al Cairo ta musica e cerca il contatto con la natura, per riconnettersi con i valori veri della vitaa un’età non più verdissima e con 12 anni di professionismo alle spalle cosa occorre fare? «Continuare a lavorare sul proprio gioco, senza fermarsi. Se sviluppi bene tali aspetti i risultati arrivano. Non bisogna fossilizzarsi sulla vittoria o la sconfitta. Ora mi alleno a Milano, alla Chiappini Academy, dopo alcune stagioni novaresi che mi hanno risollevato quando nel 2018 ero precipitato ai 1800 ATP. È una nuova opportunità una sorta di seconda carriera». (l. igh.)