Corriere Torino

Airaudo: «Il sindacato ritrovi unità C’è da difendere l’auto a Torino»

«Il sindacato ritrovi unità C’è da difendere l’auto a Torino»

- di Christian Benna

La nascita di Stellantis dalla fusione di Fca-psa impone nuove strategie ai sindacati. Airaudo suggerisce la via dell’unità.

● Si chiama Stellantis il gruppo frutto della fusione Fca-peugeot SA. Tre assemblee dei soci in streaming, due Oltralpe e l’ultima in Italia, hanno dato il via libera alla creazione della società di diritto olandese, dove il 16 gennaio confluiran­no tutte le attività di Fca e Psa.

● Lunedì 18 gennaio comincerà la quotazione a Parigi e Milano delle azioni Stellantis, il giorno dopo l’esordio a Wall Street. In diciotto mesi diventa realtà un gigante che prima del Covid-19 vendeva 8 milioni di vetture, al quarto posto dietro Volkswagen, Toyota e Renaultnis­san

Dieci anni dopo il «gran rifiuto», quel no della Fiom al nuovo contratto Fiat che spaccò il sindacato, lavoratori e l’opinione pubblica, Giorgio Airaudo torna ai cancelli della grande fabbrica di Mirafiori. Ma questa volta ci torna per suggerire a tutti «di fare squadra per salvare l’auto italiana». Il 14 gennaio 2011 al volante del Lingotto c’era Sergio Marchionne, «non voleva sentire parlare di auto elettriche lui, non perché contrario a prescinder­e ma perché l’azionista non intendeva investire», dall’altra parte il 54% degli addetti che votarono sì al contratto aziendale e alla proposta del Ceo. «Ancora oggi rivendico come giusto il nostro no, anche se ci costò la cacciata dagli stabilimen­ti — spiega Airaudo all’epoca responsabi­le auto di Fiom, che oggi, dopo l’esperienza politica in parlamento con Sel, è segretario dei metalmecca­nici della Cgil in Piemonte —. Abbiamo perso dei diritti per avere che cosa in cambio? L’azienda non ha mantenuto le promesse. Non c’è piena occupazion­e, gli investimen­ti attesi non sono stati fatti. Ma oggi ci troviamo di fronte a una nuova scommessa, a un altro mondo. Con Stellantis tutto si rimette in gioco. L’italia e Torino non possono rimanerne fuori».

L’interno di uno stabilimen­to per la costruzion­e delle auto squadra, assieme al territorio, per non perdere la partita dell’auto italiana. Anche noi dobbiamo fare sinergie».

● Giorgio Airaudo, 60 anni, sindacalis­ta nazionale della Fiom, è stato deputato e candidato a sindaco di Torino (2015)

● Alle politiche del 2018 candidato con LEU non è stato rieletto in Parlamento che il nuovo corso riporti l’azienda all’interno del perimetro della contrattaz­ione dei metalmecca­nici. Ma la sfida non è solo sindacale. È di tutto il Paese».

«In gioco c’è questo. Stellantis porterà sinergie ma anche razionaliz­zazioni. C’è una evidente sovraccapa­cità produttiva di auto in Europa. E se qualcuno a Parigi decide che due stabilimen­ti sono troppi per Torino? Oggi le nostre fabbriche sono semivuote. Il gruppo ha già deciso che le utilitarie si produrrann­o in Polonia su piattaform­a Psa. Non è un bel segnale».

«Sbaglia indirizzo. Dovrebbe chiedere un incontro con Luigi di Maio il quale farebbe bene a sentire il governo francese. Questa è la fusione del secolo. Ci sono interessi sovranazio­nali. C’è la Opel in Germania, che è parte del gruppo Psa, la Francia con le sue fabbriche, l’america con Chrysler e poi l’italia. Qual è l’anello debole della catena?»

«L’italia. Anche perché l’auto non è al centro della politica industrial­e di questo Paese. Nel chiacchier­iccio attorno al Recovery fund, le quattro ruote sono totalmente assenti. Quei soldi dovrebbero invece sostenere lo sviluppo della mobilità del futuro: dell’elettrico e dell’idrogeno. Se non lo fa il governo il Piemonte batta i pugni sul tavolo».

«Avrei voluto sentire l’annuncio di nuovi modelli oltre alla 500 elettrica a Mirafiori. Altrimenti la grande fabbrica diventa un museo. I lavoratori sono quasi tutti in età pensionabi­le. Non vedo grandi iniziative di rilancio, bensì una lenta agonia».

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