Corriere Torino

La rabbia degli studenti: «Si può andare in giro, ma in classe no»

Agli studenti delle superiori la solidariet­à dei sindacati Nuovo presidio domani alle 15 per coinvolger­e prof e famiglie

- Sandrucci

Dieci banchi vuoti in piazza Castello, un’aula ghiacciata a cielo aperto. Mentre le scuole materne, elementari e medie riaprivano al completo come da calendario, ieri una quarantina di ragazzi delle superiori si sono dati appuntamen­to in piazza Castello per la protesta organizzat­a da «Last» e «Priorità alla Scuola». Sarebbero dovuti tornare anche loro, se pur al 50%, poi tutto è stato rinviato al 18 gennaio.

Dieci banchi vuoti in piazza Castello, un’aula ghiacciata a cielo aperto. Mentre le scuole materne, elementari e medie riaprivano al completo come da calendario, ieri una quarantina di ragazzi delle superiori si sono dati appuntamen­to in piazza Castello per la protesta organizzat­a da «Last» e «Priorità alla Scuola».

Sarebbero dovuti tornare anche loro, se pur al 50%, poi tutto è stato rinviato al 18 gennaio. La battaglia di Anita è terminata, lei è rientrata a scuola. Ma 177 mila studenti delle superiori piemontesi sono ancora a casa a seguire le lezioni a distanza. «La Dad, il danno oltre alla Beffana», così l’hanno definita ieri.

Questa volta i banchi portati in piazza non sono serviti per seguire le lezioni con il tablet, ma per salirci in piedi con i fumogeni accesi. Il megafono è passato di mano in mano, a ripetere ciò che vanno dicendo ormai da mesi. «I banchi vuoti rappresent­ano lo stato delle nostre scuole: ci vogliono invisibili, ma noi siamo presenti», spiega Bianca Chiesa del movimento studentesc­o Last che chiede uno screening anche alle superiori come alle medie. «La didattica a distanza non può essere considerat­a una soluzione. Torneremo in piazza fino a quando non verremo ascoltati, finché non verranno istituiti dei fondi concreti per l’istruzione». Accanto a loro, i genitori di Priorità alla Scuola. «Oggi si può entrare a bersi un caffè al bar o mangiare al ristorante, ma i ragazzi in classe ancora non ci possono andare», osservano a pochi passi dalle vetrine con i primi cartelli dei saldi. Per domani pomeriggio alle 15 hanno convocato un altro presidio, per coinvolger­e di sabato altri genitori e insegnanti. «Non lavoriamo per vocazione, siamo alla pari di cassieri o impiegati delle Poste che continuano ad andare avanti, non vedo perché la scuola debba fare differenza: non è forse un servizio essenziale?», si chiede la docente Alisa Matizen, prima di collegarsi dalla piazza per un saluto online con la sua classe a casa.

Solidariet­à agli studenti è stata espressa ieri dai sindacati scuola piemontesi Flc Cgil, Cisl e Uil, che hanno chiesto i dati epidemiolo­gici per poter comprender­e le decisioni assunte e le mascherine Ffp2 per il personale. «Il nostro impegno è che ritornino a scuola e, con fermezza, senza assecondar­e una facile ricerca di consenso, che rientrino in piena sicurezza — scrivono i sindacati —. Il prezzo più alto lo stanno pagando gli adolescent­i, dai quattordic­i ai diciotto anni. Il loro benessere fisico e psicologic­o, le ricadute e gli effetti di questi giorni devono essere la prima delle preoccupaz­ioni».

Dopo due mesi di didattica a distanza ieri sono invece rientrati in classe 75 mila allievi di seconda e terza media, lasciati a casa in Piemonte malgrado il passaggio in zona arancione e poi gialla.

Tra loro anche Anita, 12 anni, diventata simbolo della protesta anti Dad. Prima di entrare alla media Calvino di via Sant’ottavio è passata da piazza Castello a lasciare i due piccoli banchi azzurri usati con la compagna Lisa per seguire le lezioni all’aperto. «Ora sono un tantino emozionata», ha confidato avviandosi verso la sua scuola. «Speriamo di rimanerci, mi dispiace tanto che i ragazzi più grandi non possano farlo». All’ingresso ha ritrovato tutta la sua classe, ma per evitare le telecamere i compagni si tenevano lontani.

Non c’era la preside, né gli insegnanti a dare il benvenuto. Solo l’assedio dei fotografi. Per il resto, la solita routine in epoca Covid: operatrice al cancello a misurare la temperatur­a e ingressi differenzi­ati per un ritorno che tutti sperano duraturo.

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Ieri mattina una rappresent­anza degli studenti delle superiori e delle associazio­ni Last» e «Priorità alla scuola» ha protestato contro la scelta della Regione Piemonte di tenere chiusi gli istituti fino al 18 gennaio. La solidariet­à dei sindacati
Banchi e fumogeni Ieri mattina una rappresent­anza degli studenti delle superiori e delle associazio­ni Last» e «Priorità alla scuola» ha protestato contro la scelta della Regione Piemonte di tenere chiusi gli istituti fino al 18 gennaio. La solidariet­à dei sindacati

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