A Villastellone le materie prime nascono da rifiuti urbani
Nel polo tecnologico si sperimentano soluzioni di sostenibilità
Ottenere degli autobloccanti dai fanghi di drenaggio dei bacini idroelettrici. O ancora trasformare in concime l’acido che serve a produrre l’olio vegetale usato nelle industrie. È nel Polo Tecnologico di Villastellone, nel Torinese, che si sperimentano moderne soluzioni di sostenibilità per trasformare gli scarti industriali in materie prime. Nell’impianto, 30 mila metri quadrati d’impianto, tutto a impatto zero, gestito dal gruppo vercellese Marazzato, vengono raccolte ogni anno oltre 105 mila tonnellate di rifiuti tra liquidi, pericolosi e non. È qui che una porzione verrà usata per la ricerca. «Studi che dovrebbero concludersi nel 2021 e che poi dovrebbero essere estesi a tutto lo stabilimento — spiega Eleonora Longo, Coordinatrice del Polo per «Azzurra srl», società del gruppo Marazzato —. Esiste già una parte dell’attuale stabilimento che abbiamo scelto di destinare a laboratori e postazioni per i ricercatori. Con in più la possibilità di installare all’interno di un ampio capannone coperto tutta una serie di impianti-pilota “a scala ridotta” o preindustriale. Modelli funzionali e funzionanti pronti a essere sviluppati e commercializzati a livello globale, che serviranno a sfruttare i processi innovativi per trasformare un materiale di scarto in una nuova risorsa prima, con tutto il know-how tecnologico utile». Un punto innovativo quello di Villastellone che è diventato riferimento in materia di Best Available Technologies, ovvero procedimenti ultra avanzati applicati al mondo dei rifiuti liquidi industriali. «Lo scopo fondamentale è quello di cercare soluzioni applicabili al mondo ambientale — spiega ancora la dottoressa Longo —. Il nostro compito è quello di affrontare il tema della gestione rifiuti applicando i principi dell’economia circolare. Per questo siamo alla continua ricerca di soluzioni moderne completamente applicabili. E soprattutto a impatto zero, che si basino concretamente sui più evoluti principi di sostenibilità ambientale». Cinque i fronti su cui Marazzato investirà nei prossimi cinque anni: geopolimeri da fanghi di dragaggio, l’ottimizzazione dell’impianto di depurazione biologica, processi (bio)chimici sostenibili, biocarburanti da fanghi, valorizzazione biologica della CO2 e recupero dei chemicals, Patent Landscape (innovation trend, technological ecosystem), pre-trattamenti di rifiuti liquidi durante il loro trasporto. Tanto da aver già stipulato una convenzione con il Politecnico di Torino per i nuovi brevetti che consentono di trasformare i rifiuti in nuove risorse. «Speriamo che entro il 2022 tutta la parte sperimentale possa essere utilizzata in grande scala. Disporre di un centro ricerche all’interno di una piattaforma polifunzionale di smaltimento consente di avere a disposizione i rifiuti, la materia prima da sperimentare e trasformare, abbattendo i costi, moltiplicando le opportunità di ricerca in loco e ottimizzando i tempi. Con in più la certezza di operare al sicuro in un contesto autorizzato e dotato di tutte le cautele e prescrizioni normative del caso».