Ma la notte resta dormitorio per i clochard
Di giorno polo del lusso e delle grandi firme, di notte dormitorio per vagabondi e clochard. Sembra essere questo il destino del centro di Torino, dove la presenza dei senza tetto è in continua crescita. Negli ultimi anni le case di ospitalità notturna hanno registrato un costante aumento degli utenti, addirittura raddoppiati nel 2017, un disagio sociale che con la pandemia si è ulteriormente allargato. Allo stesso tempo il palcoscenico delle persone bisognose è sempre più eterogeneo: si tratta di famiglie con minori, anziani, giovani, persone in età lavorativa, donne, italiani e stranieri. E così mentre i grandi uffici diventano appartamenti di lusso, il centro continua ad essere un dormitorio di eccellenza. Proprio per questo, e anche per l’arrivo del freddo, il comune ha deciso di rafforzare la rete d’accoglienza mettendo a disposizione della comunità 800 posti letto. Circa 250 in più rispetto a un periodo “normale” o quantomeno non emergenziale. Inoltre è stato prolungato l’orario della maggior parte dei dormitori e delle case d’accoglienza, che adesso restano aperte 24 ore su 24 per fornire un’assistenza continua. Una misura che tuttavia non è sufficiente ad arginare la domanda. Basta fare un giro in una qualunque sera per contare decine di clochard sdraiati sui marmi dei porticati, davanti alle vetrine dei grandi marchi, avvolti in coperte sporche o sotto qualche cartone. L’unica differenza è che con il Covid sono più distanti l’uno dall’altro, probabilmente più soli. A ospitarli i salotti più prestigiosi della città: via Roma, piazza Castello, via Po, piazza San Carlo. Un hotel a cielo aperto. Fortunatamente i volontari non mancano, e le diverse associazioni sparse sul territorio continuano a impegnarsi per garantire loro un pasto caldo e un po’ di compagnia.