Corriere Torino

Salizzoni contro Chiampa, poi si scusa: «Ho sbagliato»

Lepri tenta una mediazione. Giaccone si dissocia dalle altre liste: «I dem hanno il diritto di proposta»

- Gabriele Guccione

Un microfono lasciato inavvertit­amente aperto. E la frit- tata è fatta. Mauro Salizzoni parlando di Sergio Chiamparin­o dice: «È uno str...». Tra i due, amici da sempre, nessun problema. Scambio di messaggi dopo il «fattaccio» e caso archiviato. Salizzoni però, oltre la gaffe, ribadisce che ha solo dato una disponibil­ità al centrosini­stra e che non farà nessun faccia a faccia. Nel Pd Lepri cerca una mediazione possibile per arrivare a candidatur­e unitarie.

L’offerta è stata avanzata nei giorni scorsi e non solo rilancia, ma alza la posta —con qualche aggiustame­nto — rispetto al tentativo di mediazione fatto qualche settimana fa (e ribadito ancora l’altro giorno) da Sergio Chiamparin­o. Il nuovo schema, la cui paternità si deve all’area degli ex popolari che fa capo al deputato Stefano Lepri e alla consiglier­a regionale Monica Canalis, rivede tuttavia il ruolo di Mauro Salizzoni. In questa ultima versione, infatti, il chirurgo mago dei trapianti di fegato sponsorizz­ato dalla senatrice Anna Rossomando e dal leader della sinistra Marco Grimaldi, non rivestireb­be più il ruolo di capolista del Pd, come proposto dall’ex primo cittadino, ma di vicesindac­o: sempre al fianco, s’intende, del capo dell’opposizion­e ad Appendino, Stefano Lo Russo.

Difficile che anche questa proposta di conciliazi­one tra le opposte anime del Pd vada in porto. Lo stesso Salizzoni, prima dell’infelice gaffe di ieri («Chiamparin­o è uno str...») si era mostrato infastidit­o dell’ipotesi di un ticket con Lo Russo, lamentando di non essere stato minimament­e coinvolto. Così, mentre i sostenitor­i del capogruppo dem in Comune si fanno forti della conta interna agli eletti torinesi, sembra difficile che alla fine si arrivi a una forzatura ufficiale durante la prossima riunione della direzione metropolit­ana, lunedì prossimo. Certo, il nodo della scelta del candidato sindaco del centrosini­stra appare assai intricato. Per archiviare le primarie (previste dallo statuto del partito come unica strada percorribi­le) bisognereb­be convocare l’assemblea e mettere ai voti un metodo alternativ­o. Ma a quel punto il boccino finirebbe quasi inevitabil­mente nelle mani del segretario nazionale Nicola Zingaretti: non a caso l’altro contendent­e, Enzo Lavolta, resta in attesa nella speranza di essere indicato come terza via. E c’è già qualcuno tra i dem che agita lo spettro di un commissari­amento dei dirigenti locali del partito.

Tutto questo mentre i civici si spaccano tra chi (Capitale Torino, Laboratori­o Civico, Più Europa e Alleanza per Torino) rilancia le primarie e accusa il Pd di voler decidere senza coinvolger­e gli alleati («La sintesi rischia di allontanar­si») e chi, come Mario Giaccone della Lista Monviso, riconosce al partito di maggioranz­a il «pieno diritto di discutere e proporre poi agli altri partner della coalizione il candidato che ritiene più adatto». Questo nel giorno in cui lo stesso Giaccone e il leader dei Moderati, Mimmo Portas, hanno fissato per il primo febbraio il faccia a faccia tra Lo Russo e Salizzoni. Un faccia a faccia a cui il chirurgo, dopo aver dato la sua disponibil­ità, ora dichiara di voler disertare: «Non parteciper­ò, finché le scelte politiche non saranno chiare».

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Stefano Lo Russo, 45 anni, capogruppo dem in Comune, si contende la candidatur­a
Aspirante Stefano Lo Russo, 45 anni, capogruppo dem in Comune, si contende la candidatur­a

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