Salizzoni contro Chiampa, poi si scusa: «Ho sbagliato»
Lepri tenta una mediazione. Giaccone si dissocia dalle altre liste: «I dem hanno il diritto di proposta»
Un microfono lasciato inavvertitamente aperto. E la frit- tata è fatta. Mauro Salizzoni parlando di Sergio Chiamparino dice: «È uno str...». Tra i due, amici da sempre, nessun problema. Scambio di messaggi dopo il «fattaccio» e caso archiviato. Salizzoni però, oltre la gaffe, ribadisce che ha solo dato una disponibilità al centrosinistra e che non farà nessun faccia a faccia. Nel Pd Lepri cerca una mediazione possibile per arrivare a candidature unitarie.
L’offerta è stata avanzata nei giorni scorsi e non solo rilancia, ma alza la posta —con qualche aggiustamento — rispetto al tentativo di mediazione fatto qualche settimana fa (e ribadito ancora l’altro giorno) da Sergio Chiamparino. Il nuovo schema, la cui paternità si deve all’area degli ex popolari che fa capo al deputato Stefano Lepri e alla consigliera regionale Monica Canalis, rivede tuttavia il ruolo di Mauro Salizzoni. In questa ultima versione, infatti, il chirurgo mago dei trapianti di fegato sponsorizzato dalla senatrice Anna Rossomando e dal leader della sinistra Marco Grimaldi, non rivestirebbe più il ruolo di capolista del Pd, come proposto dall’ex primo cittadino, ma di vicesindaco: sempre al fianco, s’intende, del capo dell’opposizione ad Appendino, Stefano Lo Russo.
Difficile che anche questa proposta di conciliazione tra le opposte anime del Pd vada in porto. Lo stesso Salizzoni, prima dell’infelice gaffe di ieri («Chiamparino è uno str...») si era mostrato infastidito dell’ipotesi di un ticket con Lo Russo, lamentando di non essere stato minimamente coinvolto. Così, mentre i sostenitori del capogruppo dem in Comune si fanno forti della conta interna agli eletti torinesi, sembra difficile che alla fine si arrivi a una forzatura ufficiale durante la prossima riunione della direzione metropolitana, lunedì prossimo. Certo, il nodo della scelta del candidato sindaco del centrosinistra appare assai intricato. Per archiviare le primarie (previste dallo statuto del partito come unica strada percorribile) bisognerebbe convocare l’assemblea e mettere ai voti un metodo alternativo. Ma a quel punto il boccino finirebbe quasi inevitabilmente nelle mani del segretario nazionale Nicola Zingaretti: non a caso l’altro contendente, Enzo Lavolta, resta in attesa nella speranza di essere indicato come terza via. E c’è già qualcuno tra i dem che agita lo spettro di un commissariamento dei dirigenti locali del partito.
Tutto questo mentre i civici si spaccano tra chi (Capitale Torino, Laboratorio Civico, Più Europa e Alleanza per Torino) rilancia le primarie e accusa il Pd di voler decidere senza coinvolgere gli alleati («La sintesi rischia di allontanarsi») e chi, come Mario Giaccone della Lista Monviso, riconosce al partito di maggioranza il «pieno diritto di discutere e proporre poi agli altri partner della coalizione il candidato che ritiene più adatto». Questo nel giorno in cui lo stesso Giaccone e il leader dei Moderati, Mimmo Portas, hanno fissato per il primo febbraio il faccia a faccia tra Lo Russo e Salizzoni. Un faccia a faccia a cui il chirurgo, dopo aver dato la sua disponibilità, ora dichiara di voler disertare: «Non parteciperò, finché le scelte politiche non saranno chiare».