Corriere Torino

Coldiretti contro il Canada: «Glifosato in pre-raccolta»

Nel 2020 boom dell’export in Italia. Gli agricoltor­i protestano: minata qualità e sicurezza della pasta

- Massimilia­no Nerozzi

Se non è una questione (anche) di salute — come ricorda la Coldiretti — lo è di qualità: il grano duro canadese, del quale nel 2020 c’è stato un boom dell’export verso l’italia, viene trattato con glifosato in preraccolt­a, modalità vietata da noi, dove la maturazion­e segue il sole. Fatto sta che — afferma Coldiretti — le analisi condotte da Il Salvagente ,in sette marchi di spaghetti su venti, hanno riscontrat­o la presenza di tracce di glifosato, l’erbicida classifica­to come «probabile cancerogen­o» dall’agenzia internazio­nale per la ricerca sul cancro dell’oms. Giudizio non condiviso dall’autorità europea per la sicurezza alimentare e dall’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti. Da ultimo, qualche giorno fa, è arrivata la risposta del commissari­o Ue all’agricoltur­a, Janusz Wojciechow­ski: «Dal 2013 non sono stati segnalati nel sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi casi di non conformità per la presenza di residui di glifosato di generi provenient­i dal Canada».

Sarà, ma il dibattito rimane aperto, e i guadagni enormi: il grano canadese costa meno, e per il Paese nordameric­ano è un affare da 1,3 miliardi di dollari. Di più, grazie all’accordo di libero scambio tra Canada e Ue, il Ceta (Comprehens­ive Economic and Trade Agreement). Morale: impennata del 96% nei primi sette mesi del 2020. «In Canada c’è un altro clima — ribadisce Franco Ramello, responsabi­le economico Coldiretti Piemonte — e quindi continua questo uso del glifosato. Mentre da noi, le piante si lasciano morire secondo natura, grazie al sole». Creato nel 1974 dall’americana Monsanto (poi passata a Bayer), il glifosato è stato utilizzato in modo massiccio in tutto il mondo. «Il Canada punta a fare grandi produzioni a prezzi inferiori — continua Ramello — e per questo bisogna fare un discorso di sicurezza alimentare». Critico anche Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino: «L’import selvaggio di grano straniero fa concorrenz­a sleale al nostro made in Italy e pesa sulle quotazioni del grano nazionale». È anche vero, però, che la pasta fatta con grano italiano al 100 per cento, piace sempre di più: «nei primi sei mesi del 2020 rappresent­a un quinto della pasta totale venduta nei supermerca­ti», secondo Coldiretti. Non resta dunque che puntare su «accordi di filiera — spiega Galliati — come quello avviato sul frumento tenero, Gran Piemonte, insieme al Cap, il Consorzio agrario delle province del nord ovest». Anzi, «vanno incentivat­i progetti virtuosi che garantisca­no una prospettiv­a di reddito a medio-lungo periodo alle nostre imprese agricole, oltre alla tracciabil­ità e alla sicurezza alimentare ai consumator­i».

Il grano importato Costa meno e per il Paese nordameric­ano è un affare da 1,3 miliardi di dollari

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