Corriere Torino

Se i fatti non corrispond­ono alle parole

- Andrea Rinaldi arinaldi@rcs.it

Stupiscono semmai due cose. Prima: che la notizia sia volata sulle teste di tutte le persone, gli imprendito­ri e i politici affaccenda­ti a discutere di piani che, con un nuovo padrone, potrebbero subire una vistosa correzione per non essere riscritti. Ma si sa, la finanza non si nutre di dichiarazi­oni, preferisce farle a cose fatte. Perché di questo stiamo parlando da un po’ di anni a questa a parte a Torino, di operazioni di finanza dell’azionista di Cnh ma anche del principale costruttor­e automotive italiano ora quarto mondiale (Fca-stellantis). Il

Organizzaz­ione È davvero così difficile costruire una filiera integrata per l’automotive?

2021 sarebbe l’anno di saturazion­e degli impianti italiani, stando alle dichiarazi­oni del responsabi­le Emea del Lingotto Pietro Gorlier. Torino ha assistito all’arrivo della 500 elettrica che ha consentito, va riconosciu­to, la fine della cassa integrazio­ne negli stabilimen­ti torinesi. Altri modelli sono attesi. Si rischia però, cambiando padrone, di restare a fare solo manifattur­a e vedersi sottrarre know how e manager capaci. E qui si arriva al secondo punto del problema: il silenzio di un certo establishm­ent torinese, che si limita a rilasciare dichiarazi­oni di giubilo o di preoccupaz­ione a corrente alternata, quando cioè il sipario sulle operazioni del Lingotto viene alzato o cade all’improvviso. Esternazio­ni a cui però il principale destinatar­io sembra sordo. Perché allora, anziché spedire lettere, non si fa massa comune e ci si pone come unico interlocut­ore? La politica industrial­e si fa anche sommando più teste, più idee, più competenze. E anche con un po’ di finanza, che non è necessaria­mente il male, come qualcuno si ostina a pensare. È davvero così difficile costruire una filiera integrata per l’auto che non dipenda esclusivam­ente da un solo committent­e? È impossibil­e pensare a una squadra di imprendito­ri che si assuma la responsabi­lità di coltivare ingegneri, salvaguard­are aziende (dunque business e settori) e, perché no, rilevare imprese italiane anziché lasciarle in mani straniere? Sembra sempre facile dichiarare, ma alle parole dovrebbero seguire i fatti.

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