Duello con Lo Russo, Salizzoni ci ripensa: «Lo farò ma ci siano anche altri candidati»
Il chirurgo aveva prima accettato e poi ritirato la sua adesione al faccia a faccia di Moderati e Monviso
Prima aveva accettato l’invito. Poi, nell’intervista al Corriere Torino, dopo l’infelice uscita con cui ha preso di mira («È uno str...») l’amico di vecchia data Sergio Chiamparino reo di averne sminuito il ruolo relegandolo comprimario del rivale Stefano Lo Russo, aveva escluso la sua partecipazione: «No, io non faccio confronti, del resto non sono candidato». Infine, passate ventiquattrore — la notte e i suoi convinti sostenitori devono aver portato consiglio —, il campione di una parte della sinistra dem Mauro Salizzoni ha cambiato idea, e si è convinto di affrontare la sfida: «Io non mi sottraggo al confronto». Ma a una condizione: che non si trasformi in un duello tra lui, il chirurgo che la senatrice Anna Rossomando e il leader di Liberi e uguali vorrebbero lanciare nella corsa per Palazzo Civico, e il suo contendente, il capo dell’opposizione ad Appendino, Stefano Lo Russo.
L’idea di metterli uno davanti all’altro, per confrontarne idee, progetti e programmi sulla Torino di domani — quasi in sostituzione delle primarie —, era venuta al leader dei Moderati, Mimmo Portas, e al numero uno della lista Monviso, Mario Giaccone. Il format prescelto doveva essere, insomma, quello del faccia a faccia, quasi come se si trattasse di eleggere il presidente degli Stati Uniti. Ma ora Salizzoni avanza nuove condizioni. «Ho espresso le mie perplessità sul confronto a due — afferma il consigliere regionale del Pd, campione di preferenze (18 mila) alle ultime regionali —, dal momento che non sono ancora state decise le primarie».
Il mago dei trapianti di fegato vorrebbe insomma che a misurarsi con lui non ci fosse soltanto Lo Russo. «Non lo vivo — mette le mani avanti — come mio avversario, anzi, lo stimo in quanto persona molto preparata». Ma, ricorda, che oltre al consigliere comunale democratico e docente del Politecnico, in lizza (almeno in teoria, visto che non è mai stata fatta la necessaria raccolta delle firme) ci sarebbero «in campo anche Gianna Pentenero, Enzo Lavolta, Igor Boni e Luca Jahier, e tutti hanno esperienze e idee importanti
Mauro Salizzoni, 72 anni, si è vaccinato ieri mattina per il Covid, nelle sue vesti di medico che meritano di essere approfondite e dibattute».
Ben inteso, Portas e Giaccone non hanno mai dichiarato di voler escludere gli altri contendenti, rimandando la loro escussione ad appuntamenti successivi, rispetto a quello prefissato per il primo febbraio. «Quell’incontro è per noi solo l’inizio di approfondimento sui contenuti e i progetti — ribadiscono —. Vogliamo infatti incontrare anche le altre personalità che hanno dato la propria disponibilità a candidarsi ed esprimerci dopo aver dialogato con ciascuno».
Ma certo, fanno notare Giaccone e Portas, «non avrebbe molto senso, se l’intento è quello di approfondire i temi in ballo, un confronto dove attorno al tavolo ci fossero seduti una decina di persone». E poi — è inutile negarlo — nelle ultime settimane l’attenzione si è concentrata tutta sui due principali papabili,
Salizzoni e Lo Russo, escludendo di fatto gli altri pretendenti dal dibattito politico.
Tuttavia il chirurgo insiste: «Auspico solo che il confronto sia il più ampio e inclusivo possibile all’interno della coalizione, perché ciò che conta non è la singola persona, ma le idee per Torino, che deve essere al centro di tutto». Un auspicio davanti al quale sia Portas — insieme ai suoi rappresentanti locali Carlotta Salerno e Silvio Magliano — sia Giaccone si sentono di dare le loro rassicurazioni, ringraziando Salizzoni («Di cui conosciamo le grandi qualità morali e l’estrema correttezza») per la sua adesione.
«Quella che noi forze moderate proponiamo è un’occasione — sottolineano i leader dei Moderati e della lista Monviso — di dialogo e conoscenza che riteniamo possa essere preziosa per tutti».