Corriere Torino

Vaccino come al «Drive In» senza scendere dall’auto È un «brevetto» torinese

La struttura è nata grazie alla ricerca fatta da due giovani medici piemontesi: Erika Pompili e Dario Catozzi

- Simona De Ciero

Semaforo verde per il nuovo Drive In vaccinale dell’asl To3, allestito nel parcheggio multipiano del centro commercial­e Le Gru e inaugurato ieri. Un hotspot (per ora) da cento somministr­azioni al giorno e aperto il martedì e il venerdì. «Sono molto contento di venire qui, non fare la coda, e stare comodo nella mia auto – commenta il signor Piero mentre fa il check-in appena fuori dalla struttura dove, ad accoglierl­o, ci sono due volontari dell’associazio­ne nazionale carabinier­i. – Che vaccino mi fate? Sono anziano, ho diverse patologie e il mio medico mi ha sconsiglia­to l’astrazenec­a: mi raccomando». Il siero somministr­ato ieri nell’hub di Grugliasco è il Johnson&johnson; che, secondo i protocolli sanitari, necessita di una sola inoculazio­ne e non prevedere alcun richiamo entro breve periodo. Informazio­ni che, però, non bastano a convincere l’anziana signora arrivata a Grugliasco con tanto di prenotazio­ne, ma che, per la seconda volta, rifiuta il farmaco; la prima volta Astrazenec­a e, ieri, Johnson&johnson. Generalmen­te più sereno, il resto dei vaccinandi nel nuovo drive-in, nato grazie alla ricerca fatta da due giovani medici piemontesi, e oggi diventata protocollo adottato in tutta Italia per la realizzazi­one di hotspot di questo genere. Si tratta di Erika Pompili e Dario Catozzi, al terzo anno della specializz­azione in igiene e medicina preventiva dell’università di Torino.

«Tutto è iniziato nell’estate 2020 con l’affinament­o della procedura già applicata per i tamponi — spiega Erika Pompili — abbiamo pensato di testare il progetto partendo con i farmaci antinfluen­zali e cercando, nelle evidenze scientific­he internazio­nali, le modalità più efficienti. – Sapevamo infatti che, per effetto della pandemia, la richiesta d’immunizzaz­ione antinfluen­zale sarebbe aumentata». I due giovani medici, quindi, hanno redatto il protocollo per la somministr­azione influenzal­e «drive to», ovvero con staff medico in postazione, e auto che si dispongono in fila e progressiv­amente raggiungon­o il sito vaccinale. Una procedura che i due hanno affinato negli scorsi mesi e trasformat­o, per la campagna anti-covid, in drive-in: automobili ferme e a motore spento, e squadre sanitarie che raggiungon­o i pazienti in attesa dentro i veicoli.

«E, se qualcuno si sente poco bene?» ha chiesto ieri il governator­e Cirio ai due specializz­andi. Che hanno risposto: «semplice, fanno due colpi di clacson e i medici accorrono».

Da ieri i Drive In del territorio sono due: Orbassano e Grugliasco. «Esperienze che devono far riflettere anche sull’importanza della ricerca sotto il profilo organizzat­ivo» conclude Dario Catozzi.

Un aspetto che, certo, coinvolge anche la comunicazi­one tra macchina organizzat­iva vaccinale e medici di base. Sono le dieci del mattino quando la signora Gabriella Duo si presenta, da prenotata, al nuovo hub. «Ho appena fatto il coronaviru­s, il mio medico mi ha detto che non posso essere immunizzat­a e mi ha dato dei numeri di telefono da contattare per far presente la mia situazione e disdire l’appuntamen­to di oggi – spiega la signora – purtroppo, però, non sono mai riuscita a prendere la linea e così, ho preferito venire personalme­nte e assicurarm­i sul da farsi». Il volontario che l’ha ricevuta al check-in chiede indicazion­i via radio al personale sanitario. «Dopo il Covid, deve aspettare almeno tre mesi prima di farsi vaccinare — le riferisce, dopo aver ricevuto lumi — torni dal medico, e gli dica di prenotarla più avanti, a estate inoltrata».

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