Museo Lombroso di nuovo nel mirino: «Va chiuso» La richiesta a Franceschini
Interrogazione al Senato. Il direttore: solita storia
Èil più longevo caso di cancel culture italiana. Il Museo Lombroso torna ciclicamente al centro di polemiche. Stavolta la richiesta di «cancellarlo», cioè di chiuderlo è stata presentata al ministro della Cultura Dario Franceschini dal senatore lucano Saverio De Bonis. «Si chiede di sapere — si legge nell’atto pubblicato sul sito del Senato — quali iniziative il ministro intenda intraprendere affinché quanto rappresentato nel museo con per le sue insensate e balorde teorie basate sul razzismo scientifico vadano smentite». De Bonis rincara la dose su Facebook: «Immaginate se in Germania ci fosse un museo dedicato alle tesi sulla superiorità della razza ariana e se in questo museo ci fossero esposti i resti dei deportati ebrei al sol fine di mettere in evidenza la loro inferiorità. E ora immaginate se a Torino ci fosse un museo (ma esiste) dedicato alla superiorità del
Popolo settentrionale rispetto ai meridionali, e se in questo museo fossero esposti (e lo sono) i resti dei patrioti meridionali che resistettero all’invasione piemontese. Questo è il quadro di un’italia inconsapevole».
Tocca ancora una volta al direttore Silvano Montaldo parare i colpi: «C’è molta amarezza, ormai sanno che siamo un bersaglio facile e che attaccandoci verranno ripresi dai media. Abbiamo iniziato con Scilipoti più di dieci anni fa e si prosegue ancora. Al museo non facciamo apologia del razzismo: il nostro intento è dar conto dei metodi dell’antropologia fisica di oltre un secolo fa e del livello della scienza o pseudoscienza, che da sempre — conclude - procede per errori e tentativi». «È inaccettabile — afferma invece Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale — che un senatore senza conoscere museo e contesto territoriale ne chieda la chiusura. Invito Franceschini a visitarlo per rendersi conto in prima persona della sua peculiarità». Lombroso fu esponente della fisiognomica e fautore di teorie aberranti sul delinquente nato, ora superate dalla Storia. Nel tempo, il sito di San Salvario ha visto nascere molti comitati, in massima parte neoborbonici, che ne chiedono la chiusura considerandolo un simbolo razzista contro i briganti meridionali. Critiche suscitò nel 2019 anche una mostra al Museo del cinema sulle foto d’archivio dello scienziato. Per non parlare della querelle giudiziaria sul teschio del brigante Villella. I comitati ne chiedono la restituzione, il tribunale ha detto no.