Corriere Torino

Lapietra: «Più sanzioni per i “monopattin­i selvaggi”»

L’assessora Lapietra: lo sharing ha regole, gli altri no

- Lorenzetti

Più controlli e sanzioni. Ma anche un appello: «Serve rispetto verso il prossimo. Non dovrebbe essere necessario ricordare che sotto i portici non si può circolare in bici o in monopattin­o». L’assessora comunale alla Viabilità Maria Lapietra non nasconde le difficoltà che l’amministra­zione sta attraversa­ndo nella gestione della sperimenta­zione dei monopattin­i. E per quanto a molti piaccia l’idea di una mobilità green sempre più diffusa, dall’altra non si può far finta di nulla di fronte al pericolo di una conversion­e selvaggia, fuori da ogni regola e quindi pericolosa.

Assessora, molti commercian­ti lamentano che clienti e dipendenti debbano fare lo slalom tra bici e monopattin­i che sfrecciano sotto i portici e lungo i marciapied­i.

«Siamo di fronte a un problema di normativa. Rispetto a quando è iniziata la sperimenta­zione non ci sono state evoluzioni e la sensazione è che a Roma il problema sia stato dimenticat­o. Il primo passo è capire cosa sono i monopattin­i: se sono equiparabi­li a biciclette o a motocicli. Per ora vengono trattati al pari delle bici, ma non è una scelta definitiva. Molti amministra­tori chiedono che vengano imposti il casco obbligator­io, l’assicurazi­one e un codice identifica­tivo».

Lei è d’accordo?

«Noi avevamo puntato a ridurre la velocità. Attualment­e è a 6 km/h, potremmo portarla a 10, tanto a 6 non ci va nessuno. E su regole più stringenti, per cominciare a multare. Multare tutti, però: perché oggi l’occhio cade sui monopattin­i, ma è altrettant­o vero che è difficile far rispettare le regole a 360 gradi. Se l’automobili­sta potesse, passerebbe anche sulla pista ciclabile. È questo il problema».

Sì, ma esistono sistemi di repression­e contro gli automobili­sti indiscipli­nati: tred, telecamere, multe in differita.

«Ma a Torino c’è ancora molta gente che passa con il rosso. Quando erano accese le telecamere della Ztl c’erano 900 multe al giorno e questo nonostante i conducenti fossero consapevol­i che sarebbero stati sanzionati».

Chiaro, ma se gli automobili­sti violano il codice della strada non significa che allora tutti possano farlo.

«Ovvio. Ma è una questione di mentalità: che siano persone che viaggiano in auto, in monopattin­o, in bicicletta o a piedi, assistiamo a un probleloci­tà ma di aggressivi­tà. “Sul mio mezzo faccio quello che voglio”, è il pensiero imperante. E allora se guido il monopattin­o, sono libero di andare sotto i portici. E se sono a piedi, di camminare sulla pista ciclabile».

Quindi non è un problema di regole, ma di civiltà?

«È un problema italiano. All’estero questo fenomeno si vede un po’ meno. Nel nostro Paese c’è poca attenzione al bene comune e al prossimo».

D’accordo, ma ai commercian­ti cosa va detto? «Abbiate pazienza?».

«No, quello no. Ma bisogna partire da regole certe. Sullo sharing abbiamo imposto una normativa stringente: l’abbassamen­to automatico della vea sei chilometri quando si passa dalla strada alla ciclabile, l’assicurazi­one, il codice identifica­tivo. Inoltre, ai gestori sono imposti controlli su chi noleggia. Per i privati, il problema è più complesso».

Qual è l’argine all’uso selvaggio?

«Multe per chi viola le regole. Con il comandante dei vigili, nonostante la nostra iniziale lotta intestina, abbiamo deciso di portare avanti una campagna di sanzioni per chi utilizza i monopattin­i e li abbandona in spazi non idonei. Su questo era giusto partire e lo abbiamo fatto. Resta da capire cosa sono: bici o motocicli? Solo così la polizia locale potrà agire di conseguenz­a».

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Via Sacchi La prova della violazione delle regole sulla circolazio­ne. Monopattin­i sotto i portici

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