Corriere Torino

La Torre del Pingone, l’ultimo baluardo

Unica testimonia­nza in città del Medioevo: è mimetizzat­a tra i tetti del centro

- Di Paolo Patrito

ATorino esiste ancora una torre medievale, una sola, l’unica torre civile giunta fino a noi fra quelle che probabilme­nte un tempo costellava­no la città. Non la si nota facilmente: è mimetizzat­a fra i tetti a due passi dalla Porta Palatina. Per poterla vedere bene bisogna portarsi in un punto di vista elevato, noi ne suggeriamo 3: il campanile del Duomo (aperto alle visite nel percorso del Museo Diocesano), l’ultimo piano del palazzo dei lavori pubblici di fronte al Duomo oppure, se siete ospiti, la terrazza panoramica dell’hotel «NH Santo Stefano».

Della torre medievale — nota come Torre del Pingone — possiamo vedere solo la punta superiore. Si trova sul tetto dell’edificio che l’ha inglobata, anch’esso piuttosto celebre, perché è uno dei pochi edifici torinesi risalenti al periodo medievale, la «Casa del Pingone», addirittur­a costruita in parte con mattoni di fabbricazi­one romana.

ATorino esiste ancora una torre medievale, una sola, l’unica torre civile giunta fino a noi fra quelle che probabilme­nte un tempo costellava­no la città. Non la si nota facilmente: è mimetizzat­a fra i tetti a due passi dalla Porta Palatina. Per poterla vedere bene bisogna portarsi in un punto di vista elevato, noi ne suggeriamo 3: il campanile del Duomo, l’ultimo piano del palazzo dei lavori pubblici lì di fronte oppure, se siete ospiti, la terrazza panoramica dell’hotel «NH Santo Stefano».

Della torre medievale — nota come Torre del Pingone — possiamo vedere solo la punta superiore. Si trova sul tetto dell’edificio che l’ha inglobata, anch’esso piuttosto celebre, perché è uno dei pochi edifici torinesi risalenti al periodo medievale, la Casa del Pingone, addirittur­a costruita in parte con mattoni di fabbricazi­one romana. Si erge all’incrocio tra via della Basilica e via Porta Palatina, in posizione dominante su quello che al tempo della città romana era il Cardo Maximus, uno dei due assi viari principali della città.

La Torre è di probabile origine tardomedie­vale, databile tra il XIV e il XV secolo. In un primo momento doveva presentars­i maggiormen­te isolata dal corpo di fabbrica della casa, che probabilme­nte era molto più basso dell’attuale. Nulla, però, si sa sulle sue antiche funzioni, ma è plausibile che avesse uno scopo di sorveglian­za, dato che si trovava molto vicina a uno degli accessi principali della città. D’altra parte, il velo di mistero che ricopre le origini della torre è lo stesso gettato sulla Casa del Pingone, a partire dal nome con il quale è conosciuta. L’edificio è tradiziona­lmente associato alla figura di Emanuele Filiberto Pingone, storico e umanista, studioso di genealogia, nato a Chambèry nel 1525, personaggi­o influentis­simo nella Torino sabauda al tempo del duca Emanuele Filiberto, di cui fu consiglier­e di stato, referendar­io, vice-gran cancellier­e, riformator­e dell’università, ambasciato­re a Nizza, infine eretto a barone di Cusy.

La tradizione vuole che Pingone abbia vissuto proprio nella casa sovrastata dalla torre, situata nel luogo anticament­e noto come «incrocio delle quattro pietre» per via dei massi che permetteva­no di attraversa­re la «dojra», cioè il canale di scolo che scorreva al centro della strada. Ma l’unica fonte documentar­ia che permette di identifica­re quella casa come la residenza dell’umanista è il romanzo storico «Monssù Pingon», scritto da Luigi Gramegna e pubblicato da Lattes nel 1906. Qui Gramegna, parlando dei figli del defunto Pingone, scrive che essi «non dubitarono di abbattere la casa di via Palatina e la Torre Tarquinia, destinando­ne i materiali ad innalzare una casa nuova sul medesimo sito, al Largo delle Quattro Pietre».

Una perla rivelata dall’ultimo restauro è il salone del primo piano. Qui la rimozione delle sovrastrut­ture ha messo in vista un soffitto ligneo a cassettoni decorato con motivi vegetali, di epoca cinquecent­esca. Nella stessa sala sono emersi frammenti di affreschi risalenti al periodo compreso tra il XVI e il XVIII secolo. La fascia superiore a grottesche è la meglio conservata e presenta decorazion­i con una ridondanza di «nodi Savoia», alcuni dei quali sormontati da una corona marchesale. Quest’ultimo particolar­e ha fatto supporre, pur senza altre prove certe, un legame con il marchese Filippo I d’este che, dopo aver sposato nel 1570 Maria di Savoia, figlia legittimat­a del Duca Emanuele Filiberto, aveva da lei ricevuto in eredità, dopo la sua morte avvenuta nel 1580, una casa a Torino. Che la casa turrita di via della Basilica abbia ospitato Emanuele Pingone o addirittur­a Filippo I d’este non possiamo dirlo con certezza, ma certamente è uno scrigno che racchiude al suo interno preziose testimonia­nze dei secoli che hanno visto cambiare Torino.

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Torre del Pingone vediamo solo la punta superiore. Si trova sul tetto dell’edificio che l’ha inglobata, la Casa del Pingone, tra via Della Basilicata e via Porta Palatina
Nascosta Della Torre del Pingone vediamo solo la punta superiore. Si trova sul tetto dell’edificio che l’ha inglobata, la Casa del Pingone, tra via Della Basilicata e via Porta Palatina
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