«Stellantis non mostra la sua visione su Torino Maserati torni a far volumi»
Provenzano (Fim): molti giovani formati stan lasciando l’azienda
Tensione e rabbia ieri mattina al presidio dei sindacati davanti all’impianto Agap di Stellantis a Grugliasco. Le sigle dei metalmeccanici hanno illustrato il piano di trasferimento degli addetti dalla ex Bertone a Mirafiori, presentato lunedì al Mise. Davide Provenzano, segretario Fim Cisl di Torino mette in guardia: «Bene ristrutturazione e riorganizzazione, adesso però vogliamo vedere il rilancio, la terza “r” che manca in questo riassetto».
Segretario, di fatto si chiude una fabbrica. Che già aveva rischiato quando Marchionne decise poi di inglobarla in Fca.
«Stellantis chiude una fabbrica e annuncia prospettive, questo sì, ma sono ancora tutte da verificare perché l’orizzonte temporale è due nuovi modelli Maserati nel 2022 e altri due nel 2024. Il vero problema sono le vendite di Maserati, questo è sempre stato il tema per quel sito e anche per Mirafiori con il Levante».
Nel 2020 si son prodotte oltre 6 mila Maserati, erano 36mila nel 2014. Non facciamo gli sprovveduti.
«La chiusura di Grugliasco era stata ampiamente annunciata dall’avvento di Tavares a Torino: aveva presentato numeri che erano un preludio a una decisione simile. La vera domanda è: a Stellantis interessa o no Maserati? Maserati è l’unico brand di Stellantis nel lusso, allora dimostrino che gli sta a cuore si aumentino volumi e vendite. Tavares non deve dirci dove fa Maserati, ma cosa vuol fare di Maserati. Come sta facendo per 500».
Questa operazione rende la presenza della vecchia Fiat ancora più flebile nella sua città simbolo?
«L’organico del polo torinese è in continua diminuzione da anni a prescindere da Gru
gliasco. Stellantis da tempo ha perso volumi e fa molta “cassa”, quindi molti dipendenti aspettano un incentivo e vanno via seppur non vicini alla pensione, molti giovani competenti e formati lasciano l’azienda. Non è solo un problema dell’oggi, domani faticheremo a trovare queste competenze. L’azienda non mostra la sua visione a Torino, è questo il vero problema, altrimenti i giovani non lascerebbero l’azienda. Se prendiamo le famose tre “r”, vediamo che ristrutturazione e riorganizzazione (dei siti) ci sono. Manca il rilancio, come intendono farlo? Se non spiegano come potenzieranno le vendite di Maserati, a Grugliasco hanno ragione a preoccuparsi».
Ci sono più adesioni alle uscite volontarie di quelle preventivate: i contratti di
espansione non basteranno?
«Sono previste 390 uscite e un terzo delle assunzioni. Ora l’azienda ha avuto richieste per 670 uscite, quindi quei 280 in eccesso Stellantis vuole gestirli con un accordo sindacale, ma non attiverà nuovi contratti di espansione. E allora lì dovremo giocarci la partita chiedendo nuove assunzioni».
Stellantis è assente dal dibattito tra i candidati sindaco, perché?
«È vero, Stellantis, manca ancora dall’agenda dei candidati. Noi come Fim Cisl abbiamo chiesto discontinuità con la giunta precedente, che non ha parlato dell’auto a Torino. Tutto questo dimostra che la politica locale non ha ancora fatto i conti con questa realtà che conta ancora migliaia di dipendenti. Fare finta che non ci sia o che sia già andata via è
il più grande errore che la politica possa fare. Noi parliamo più col Mise che con i politici locali: questa distrazione non può più continuare».
Il riassetto di Stellantis si porta dietro anche la componentistica, che vive alla giornata.
«I volumi della 500e, secondo l’azienda, passeranno dall’attuale 10% al 70% dal 2025 al 2030. Questo pone due temi: uno, che gli imprenditori della filiera stiano al ritmo di questa velocità; due, che Stellantis e il governo li aiutino perché non hanno capitali per sostenere questo rapido cambiamento. Abbiamo ottenuto il tavolo in Regione, faccio appello all’assessore Andrea Tronzano affinché convochi un’altra riunione si ragioni di distretti della componentistica a Torino».